Nel mondo vitivinicolo italiano è allarme rosso sul rischio-dazi dalla Cina. Pechino, infatti, ha aperto un'indagine su possibili dumping e sussidi sull'importazione dei vini europei. Una mossa che prelude, appunto, all'imposizione di oneri all'import delle etichette nostrane e che potrebbe mettere in forse uno dei mercati più promettenti per i nostri produttori. Un'eventualità che fa rabbrividire molti vitivinicoltori e che aprirebbe la strada a una valanga di ripercussioni non solo nell'agroalimentare ma anche in altri comparti produttivi.Ciò che sta accadendo è l'esempio più chiaro di quanto l'agricoltura sia strettamente collegata al resto dell'economia. A far scattare la decisione di Pechino, infatti, è stata la scelta di Bruxelles di applicare dei dazi all'importazione di pannelli fotovoltaici prodotti in Cina. Altra storia e altro comparto, dunque, ma questo è bastato per far scatenare la "ritorsione" cinese. Dopo quanto stabilito dall'Ue, quindi, il primo luglio 2013 le autorità governative cinesi hanno ufficializzato l'apertura della indagine anti dumping nei confronti dei produttori di vino europei, accusati di esportare i propri vini in Cina a un prezzo più basso di quello praticato sul mercato interno e di beneficiare di sovvenzioni pubbliche. «Il vino comunitario – ha spiegato Coldiretti –, è stato scelto quale ostaggio privilegiato per negoziare al meglio la partita con l'Ue» sui pannelli solari.Con il fiato sospeso è adesso un comparto che occupa 1,2 milioni di addetti, vale 13,2 miliardi di euro e rappresenta uno dei cavalli di battaglia dell'agricoltura nazionale nel mondo. Basta pensare che nel 2012 il nostro paese ha esportato vini, in bottiglia e in parte sfusi, per 80 milioni di euro, con un trend di crescita negli ultimi anni molto promettente sia in termini di volume sia economici. Quello cinese, poi, è uno dei mercati migliori al mondo con consumi pari a 18 milioni di ettolitri. Se le etichette europee dovessero sopportare dei dazi, tutto ciò rischierebbe di venir meno. Da qui la richiesta di Federvini e di Agrinsieme (il coordinamento di alcune delle più importanti associazioni del settore): alzare il livello di guardia e «definire una road map politica che permetta di sganciare i destini dei due dossier» (quello del vino e quello dei pannelli solari). «Occorre concentrare gli sforzi – ha aggiunto Federvini –, affinché il settore non sia pesantemente compromesso».L'appello di Coldiretti al governo «per evitare di mettere in pericolo la crescita record delle esportazioni di vino made in Italy», è raccolto dal ministro Nunzia De Girolamo: «Il lavoro diplomatico per evitare che la Cina aumenti i dazi sul vino europeo è in pieno corso e il Governo italiano ha tra le sue priorità proprio la tutela del Made in Italy. Proprio per questo abbiamo messo in campo un gruppo di lavoro ad hoc. L'Italia farà fino in fondo la sua parte per concludere positivamente e con il dialogo questa situazione».