Il vangelo di Giovanni inizia un poema scorrevole e maestoso, sublime e concreto, nel quale poeticamente si completa come un curriculum vitae di Colui che dalla sua preesistenza fa uscire Dio da sé rendendolo visibile nella gloria della Croce. Il termine Logos che trova la sua traduzione più popolare e riduttiva nella semplice resa con “parola” in realtà non può essere ristretto all'ultima fase del suo percorso, la comunicazione verbale. Molto più importante è ciò che la precede e che la rende sensata. Il Logos è una idea, un progetto, un modello, e infine appunto una logica. Essa non riguarda solo il cosmo nella sua dimensione estetica o logicamente funzionale, la sola fase di progettazione del mondo abbandonato poi al suo destino. Il Logos è prospetto del mondo in senso completo e concreto. Dalle origini concepite nella relazione Dio-Verbo all'epifania della gloria al Golgota. Dal Logos orientato verso Dio al suo divenire carne appartenendo così a pieno titolo alla dimensione creata. Il “pensiero” sarà una “parte” determinante dell'opera nella sua dimensione di fragile carnalità. La carne del Verbo è la bussola che orienta il creato verso il suo senso: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Il creato esiste per ricevere un dono: Gesù-Verbo, sua origine e pienezza.