Il turismo in crescita e lo spettro "mordi e fuggi"
Esempi eclatanti sono il caso delle Cinque Terre o quello di Venezia, entrambe invase durante i picchi stagionali da ondate di crocieristi che riducono la visita di località così meravigliosamente "delicate" alla fugace occhiata consentita da qualche ora di sbarco dalla nave. Associato a questo fenomeno c'è quello della durata media troppo breve del soggiorno nelle nostre città d'arte, uniche al mondo per offerta di bellezze e di esperienze da vivere, rispetto a quanto accade a Parigi, Londra o Barcellona. Sono entrambe spie dell'inesistenza in Italia di una regia strategica per la gestione del turismo, che coordini gli sforzi di Stato, Regioni e città interessate, e della mancanza di coraggio nella regolazione e qualificazione dei flussi turistici che approdano nel nostro Paese. Il risultato è uno sfruttamento eccessivo del territorio, come dimostra l'impraticabilità dei centri storici delle città d'arte nei periodi di picco della stagione turistica, al quale corrisponde paradossalmente una minore ricchezza generata a favore delle comunità che ospitano i turisti stessi. A nessuno può essere negato il "diritto alla bellezza", che tutti (a prescindere dal censo) devono poter godere come esperienza turistica. Ma dobbiamo iniziare a considerare e gestire le mete più battute in Italia, caratterizzate da eco-sistemi molto fragili sul piano ambientale e artistico, come grandi "musei": accessi regolati e limitati, con prezzo adeguato e altrettanta cura nel conservarli. E' un salto di maturità necessario, se vogliamo lasciare queste meraviglie ai nostri figli.
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