Affronto un argomento che è certamente secondario e sul quale, peraltro, ho poco da dire di documentato. Si tratta di una constatazione, la constatazione di una mancanza, di una perdita non grave ma forse significativa. Aggirandomi per mercati e per negozi alla ricerca di fiori da regalare a un'amica di una certa età, mi sono stupito ancora una volta delle mutazioni che hanno investito anche quella parte della natura e della cultura. Dunque: anche i fiori sono mutati, e alcuni più di altri sono passati di moda, perdendo del tutto la loro aura mitica e poetica. Tre esempi. Le rose non odorano più, i nuovi ceppi (i vecchi resistono ma sono sempre più rari) producono fiori resistenti al freddo e al gelo e presenti in tutte le stagioni, ma che non sanno di niente, non hanno profumo. Ci pensate? Una rosa che non profuma di rosa, che non profuma di niente? Sono organismi geneticamente modificati, mi viene detto. E a nessun poeta viene più in mente di cantare le «rose fresche aulentissime» come accadeva da tanti secoli o di scrivere «poesie in forma di rosa» come accadeva fino a poco tempo fa. Fiore assoluto per secoli e secoli, la rosa non conta più niente, non "significa" più niente? Cambiamo fiore: il giglio. Non c'è quasi quadro di santa o di santo, nelle chiese e nei musei, in cui il santo e soprattutto la santa non tenga in mano un bianchissimo giglio simbolo di castità, di purezza. Era anche il simbolo dei re di Francia per esempio, e anche dal giglio quanti poeti non presero ispirazione? Passando dal sacro al profano, e dall'alto al comune, il fiore più amato e diffuso a livello popolare era in Italia il garofano, che cresceva facile e ornava e profumava balconi e davanzali, da quelli della Marechiaro della canzone ai più umili, quelli delle case più povere e popolari. Si trovano ancora garofani (e la riviera ligure, credo, continua a produrne, ma pochi, di "classici") però, anche loro, hanno perso del tutto il loro inconfondibile profumo. I fiorai mi spiegano che vengono oggi da lontano, addirittura dal Sudafrica, congelati e scongelati, resi resistenti a tutto ma del tutto insapori e inodori. È del profumo del garofano che ho più nostalgia, perché era un fiore di casa anche per chi non aveva un orto, e perché i garofani rossi erano i fiori del Primo Maggio, i fiori "ufficiali" delle manifestazioni operaie e socialiste (anche se certi operai cattolici, ricordo, ricorrevano nelle stesse manifestazioni ai garofani bianchi). Il garofano, mi dicono i fiorai, è passato assolutamente di
moda, come tante altre cose. Il mondo cambia, certo, e ha svantaggi e vantaggi rispetto al mondo di ieri. I fiori un tempo rarissimi e di gran lusso (le orchidee, per esempio) sono diventati comuni, mentre quelli più comuni esistono ancora, ma come molte altre cose hanno perso il profumo e non "significano" più niente, i poeti non li cantano più.