Ci è capitato più volte di sottolineare come il ciclismo sia in assoluto lo sport più televisivo, grazie alle telecamere poste ovunque (sulle moto, sull’elicottero, all’arrivo…), capaci di documentare una tappa momento per momento. Finora mancavano solo le telecamere all’interno delle ammiraglie, nei pullman delle squadre e dentro gli alberghi. A porre rimedio alla mancanza ci ha pensato Netflix con la docuserie in otto episodi Tour de France: sulla scia dei campioni, dedicata alla passata edizione della Grande Boucle, mentre è in corso l’attuale seguita come sempre dalle tv di tutto il mondo, perché, come si dice anche nella docuserie, il Tour de France è in assoluto la corsa a tappe più importante che ci sia. E poi il ciclismo è anche epica. Ecco allora che in Tour de France sulla scia dei campioni si parla con una certa enfasi di soldati, di guerrieri, di gladiatori, di tre settimane di fuoco, di gara massacrante, di un enorme circo itinerante in cui a farla da padrone sono le cadute, che vengono spettacolarizzate al massimo. Per il resto la docuserie di Netflix ci porta dietro le quinte per dimostrare soprattutto che il ciclismo, anche se non sembra, è uno sport di squadra. Per questo il racconto si concentra sui protagonisti di otto squadre diverse, che hanno accettato di convivere con le telecamere come in un reality, tra cui la Jumbo-Visma del vincitore dell’anno scorso Jonas Vingegaard, anche se purtroppo manca la Uae Emirates di Tadej Pogačar, l’altro grande protagonista del Tour 2022 oltre alla maglia gialla. In ogni caso, una volta tanto vediamo i ciclisti in faccia per bene e non nascosti dietro occhiali e caschetto. Scopriamo anche cosa si dicono (imprecazioni comprese) con il direttore sportivo all’interno dell’ammiraglia quando li vediamo premere il pulsante della ricetrasmittente sotto la maglia piegandosi verso la spalla.
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