Fabio Capello ha ribadito all'Università di Parma la sua lezione sul calcio italiano prigioniero degli ultrà. Applausi senza riserva. Gli è andata meglio della prima, tenuta a Coverciano, Università del Calcio, davanti agli addetti ai lavori, da molti dei quali - personaggi istituzionali in testa, ma anche giornalisti - ricevette critiche pesanti, anche offensive. Qualche demagogo gli disse addirittura di badare ai fatti suoi, ovvero fatti inglesi, dimenticando che da lunghi anni stiamo tentando di copiare la normativa inglese antiviolenza, citando fra l'altro Margaret Thatcher, la Lady di Ferro, propugnatrice della repressione. Bravi gli inglesi - ho sempre detto - anche se mi fa sorridere l'ignorante esterofilia di tanti cosiddetti esperti e politici che non riescono a trovare norme adeguate nella monumentale legislazione di questa povera Italia già patria del diritto. Nella realtà, torno da decenni all'insegnamento di uno dei miei Maestri, il conte Alberto Rognoni, che ripeteva fino alla noia - ed era l'alba della violenza da stadio - il verso dantesco le leggi son, ma chi pon mano ad esse?. Ho gradito la citazione di Capello relativa all'impiego degli steward che sono arrivati anche negli stadi italiani grazie a una mia decennale battaglia, avversata dai Padroni del Vapore, preoccupati non della sicurezza ma di dover pagare una polizia privata. Alla completa riforma non s'arriva proprio per l'opposizione di quegli stessi dirigenti di club che pubblicamente contestano la tifoseria violenta, ma spesso la proteggono per ottenerne la complicità. La dotta prolusione di Capello è giunta in un momento particolarmente delicato della vita calcistica nazionale più che mai agitata dalla problematica questione arbitrale che a mio avviso si collega fatalmente alla violenza. A "Radioanchio", discutendo le sviste della settimana - e relative reazioni di parte - con il presidente degli arbitri Nicchi, l'ho sollecitato a decidere le necessarie riforme per evitare il ritorno al Sorteggio Integrale che nella stagione '84/'85 consentì al bellissimo Verona di Ottavio Bagnoli di vincere lo scudetto e introdusse un quinquennio felice durante il quale il tricolore toccò anche al Napoli e alla Sampdoria. Nicchi s'è ribellato alla scandalosa ipotesi, e non vi dico che cosa ne pensa Collina: sta di fatto che dopo ventiquattr'ore la proposta del Sorteggio Integrale campeggiava sulla prima pagina della "Gazzetta" e nei progetti immediati della Lega presieduta da Maurizio Beretta, un manager che cerca di ridare una rotta sicura al Titanic del Pallone quasi smanioso di schiantarsi sugli iceberg. E' una Nave dei Folli, quella che corre verso un futuro ambizioso senza curarsi del presente: ci si agita per ottenere gli Europei del 2016, dopo aver clamorosamente fallito l'obiettivo 2012, predisponendo enormi investimenti, anche pubblici, per ristrutturare o addirittura costruire ex novo stadi moderni, adeguati alla manifestazione. Ma ci si dimentica che prima di porre mano a nuove cementificazioni collegate a (possibili) speculazioni immobiliari, sarà obbligatorio fornire all'Uefa garanzie sull'ordine pubblico, documentando la sconfitta dei violenti titolari dei destini di molti club. Nel frattempo, segnalo ai dirigenti infuriati un altro esempio di saggezza (e astuzia) di Capello: don Fabio, soprattutto nella prima stagione romanista ('99-2000), spesso sollecitato da Sensi e dagli umori locali, contesto molti arbitraggi; e prese tante metaforiche botte che un giorno lo indussero a non parlar piu' dei fischietti. Vinse con la Roma uno storico scudetto.