Sono trascorsi ben quattro mesi da quando la Consob non ha un presidente, in seguito alle dimissioni di Mario Nava. Nel frattempo un incredibile balletto di rumors, battaglie politiche e veti riservati, decisioni già prese e poi svanite nel nulla, ha trasformato il processo di nomina di un protagonista così rilevante nella vigilanza e nella regolazione dei mercati finanziari in un thriller ricco di colpi di scena e dall'esito imprevedibile. Sullo sfondo, il funzionamento a scartamento ridotto (per usare un eufemismo) dell'Authority che garantisce risparmiatori e investitori. Un'istituzione che rappresenta un "faro" in grado di orientare i comportamenti di tutti gli operatori finanziari, ovvero coloro i quali muovono (di gran lunga) la principale quantità di risorse disponibili sul mercato, dalla Borsa di Milano ai nuovi mercati speculativi delle cripto-valute. Inducendoli a correttezza e prudenza quando si dimostra autorevole, efficace e reattiva, e al contrario consentendo il "far west" quando la sua azione appare latitante o carente. L'importanza e la delicatezza della nomina è spesso sottovalutata a livello di opinione pubblica. E impone dunque una scelta di merito, fondata non solo su competenze e curriculum ineccepibili ma anche sulla capacità di "parlare ai mercati finanziari" con dichiarazioni e comportamenti coerenti. A questo profilo ideale si avvicina molto quello del bocconiano Marcello Minenna, che opera all'interno dell'Autorità da più di 20 anni e oggi ricopre l'incarico di responsabile dell'ufficio Analisi quantitative e innovazione finanziaria. Un economista competente, cui viene "imputata" solo una breve e sfortunata esperienza nella Giunta Raggi, che ha già dimostrato d'essere dotato di una chiara visione pro-risparmiatori. Ne è prova lo scontro negli anni scorsi con l'ex presidente Vegas, che bloccò la pubblicazione degli scenari probabilistici di rendimento elaborati da Minenna con l'obiettivo di fornire ai risparmiatori informazioni più chiare e "leggibili" nei prospetti per la vendita dei titoli finanziari. Pur essendo attualmente il candidato ufficiale indicato dalle due forze di maggioranza, si succedono le riunioni dei Consigli dei ministri in cui la sua nomina viene annunciata (come proposta del premier al presidente della Repubblica, che emana il decreto di nomina), senza che ciò avvenga. E mentre assistiamo ad uno stallo istituzionale di cui è difficile decifrare le reali ragioni, il "faro" appare a molti emettere una luce fioca. È giunto il momento di porre fine al thriller.
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