Milano, febbraio - Mi succede ogni anno, nello stesso momento dell'anno. All'inizio di febbraio, quando verso sera si percepisce ormai l'allungarsi delle giornate. È una luce fredda e ancora acerba: però qualcosa scatta puntualmente dentro di me, come un istinto fedele.Mi guardo attorno in casa e scopro le tende un po' ingrigite, i muri di una stanza non più candidi, le fodere dei divani appena sbiadite. Finché un mattino quei colori spenti mi paiono insopportabili. Ho voglia, ho bisogno di tinte chiare e fresche, di cotoni nuovi, di un profumo nuovo in casa. Mi sembra di essere circondata dalla polvere, e di dovere spalancare le finestre per fare entrare quell'aria ancora fredda, ma più luminosa, che preme da fuori.È, direi, un istinto profondamente femminile, quasi istinto di nidificazione: l'ansia segreta, il bisogno interiore di rinnovare, abbellire, preparare il nido. È, in sostanza, la stessa cosa che faranno le femmine dei merli e dei rondoni fra poche settimane, quando pazientemente raccatteranno paglia e ramoscelli e instancabili li porteranno ai vecchi nidi, per aggiustarli, perché siano accoglienti. Perché fra non molto sarà l'ora: quando le uova verranno deposte, e le madri cominceranno a covare. Tutto deve essere preparato per l'ora sacra, in cui la vita dovrà ricominciare. Così che da un tempo immemorabile le femmine degli uccelli riconoscono la luce che si fa più chiara, e hanno nel sangue, come scritto dentro, cosa devono fare. E non importa se farà ancora freddo, se magari nevicherà ancora: le femmine sanno che bisogna preparare il nido, sanno che è l'ora.Non mi dispiace affatto di sentirmi come una allodola, verso metà febbraio; anzi, mi fa sorridere il fatto che, se dico agli amici maschi di questo istinto, non capiscono, mentre non poche donne sanno di cosa parlo: quella improvvisa voglia di nuovo, di fresco, di bello che ci fa fermare, in strada, a guardare in una vetrina delle lenzuola candide, delle tende a fiori.Mi fa riflettere, poi, il fatto che i miei "giorni del nido" inizino con febbraio, quando il 2 è Candelora - la presentazione di Gesù al Tempio, la benedizione delle candele, della luce nuova. Mi affascina il nodo di astronomia, genetica e fede che si incrocia in questi giorni: magari freddissimi, eppure già primizia di una primavera tanto più bella perché appena intuibile, e ancora segreta.Questo momento dell'anno mi fa pensare a mia figlia quando aveva quattordici anni, da un giorno all'altro impercettibilmente non più bambina; o alla prima ora dell'alba, quando il cielo è ancora buio, tranne che per un soffuso chiarore verso Est. E volgendo le spalle al chiarore potresti dire: è ancora notte. Eppure gli occhi naturalmente cercano quell'acerba aurora - come se, dentro al buio, non facessimo in fondo altro che aspettare.