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Zaccaria. Il sovrano su un asino sanerà le nostre ferite

Matteo Liut venerdì 6 settembre 2024
Ricucire le ferite, risanare i conflitti, appianare le distanze sono opere preziose, che richiedono determinazione e la capacità di sapersi affidare e di ricordare da dove nasce la nostra vita: il cuore di Dio. In questo orizzonte operò san Zaccaria, profeta della “ricostruzione”, chiamato a operare in mezzo al popolo di Dio dopo il rientro dall’esilio Babilonese. Il suo nome significa letteralmente «Dio ricorda» e proprio questo è l’annuncio che egli rivolge a Israele: per guardare avanti bisogna attingere al passato, a quella relazione speciale con il Signore che sta all’origine di tutto. Questa è la via per rendere Gerusalemme casa di tutti gli uomini, di ogni nazione, senza distinzione: a proteggere questa città sarà Dio stesso. «Io sono molto geloso di Gerusalemme e di Sion – dice il Signore per bocca del profeta –, ma ardo di sdegno contro le nazioni superbe, poiché, mentre io ero poco sdegnato, esse cooperarono al disastro. Perciò dice il Signore: Io di nuovo mi volgo con compassione a Gerusalemme: la mia casa vi sarà riedificata – oracolo del Signore degli eserciti – e la corda del muratore sarà tesa di nuovo sopra Gerusalemme». Zaccaria era della tribù di Levi e fu chiamato al suo ministero attorno all’anno 520 a.C.; sua la profezia del Messia a cavallo di un asinello, immagine di una potenza, quella di Dio, che si mette a servizio dell’uomo. Altri santi. Sant’Onesiforo, discepolo di san Paolo e martire (I sec.); Sant’Eleuterio di Spoleto, abate. Letture. Romano. 1Cor 4,1-5; Sal 36; Lc 5,33-39. Ambrosiano. 1Pt 2,13-25; Sal 22 (23); Lc 16,19-31. Bizantino. Ef 1,7-17; Mc 8,1-10. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata