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Il sottile piacere di scaldarsi al ricordo dei giorni che più hai amato

Maria Romana De Gasperi sabato 6 gennaio 2018
Era già tardi quella sera ed ero stanca. Appoggiata allo schienale della mia poltrona con la televisione dalla voce appena abbassata, lasciai che mi vincesse il sonno. Il silenzio mi sembrò rotto dal vento con un sibilio forte quasi attraversasse una foresta. Vecchi pini, abeti e querce mandavano richiami solo a loro conosciuti, mentre le betulle più lontane rispondevano col richiamo d'argento delle loro foglie. D'improvviso riconobbi la mia valle ricca di boschi, di prati e di rocce lontane infuocate dal sole. Ma quanta gente sul prato davanti all'antica casa! La nonna ricamava all'ombra della betulla, e c'erano gli zii che salivano la collina fino all'orlo del bosco discutendo, come al solito, se era il caso di rifare la conduttura dell'acqua che veniva dalla montagna. E c'ero io con le mie sorelle, con l'abito corto e le trecce legate da un fiocco, che stavamo litigando il possesso di un lungo bastone lavorato forse dai contadini. Si, perché c'erano ancora le famiglie dei contadini che tagliavano il fieno con quell'affascinante rumore della lama che sembrava accarezzare l'erba quasi non volesse farle male nel tagliarla.
Ma ecco gli amici sui rami delle querce così immersi nelle storie di Salgari da non accorgersi del tempo che passava. Le mucche intanto strappavano l'erba fresca con tale piacere che avrei voluto anch'io provare, se non mi fossi sentita addosso gli occhi di mia madre che aveva la capacità di trovarsi allo stesso tempo ovunque fosse necessaria la sua presenza. D'improvviso un brontolio noto si alzò dalla montagna e un'aria fredda mi coprì le spalle. La porta della casa era già aperta per tutti e la stanza ebbe per noi il calore di un abbraccio. Là in fondo, mio padre con le vecchie molle di ferro girava la legna nel caminetto e con il soffio dava vita al fuoco che sembrava rispondere con un violento respiro. Ma come, eravamo diventate già grandi? Leggevo per lui i giornali, ascoltavo le letture che ci faceva dei classici perché lo studio prendesse l'aspetto di un compagno di vita e non un obbligo privo di interessi. Il grido del vento che precipitava dal bosco sembrava si fermasse alla porta perché ci fosse possibile ascoltare quella voce calma e sicura che ci regalava certezze e dava sapore alla nostra vita.
Ma adesso ho freddo. Il caminetto si è spento? Non c'è il tepore del fuoco, è sparito il prato e il vento. Sono sola sulla mia poltrona con i miei sogni e penso come corre veloce la vita, ma quale dono meraviglioso è la memoria che ti fa vivere quando e quante volte vuoi i giorni che più hai amato.