Terrorismo occidentale: è certo una provocazione tutt'altro che gratuita questo titolo scelto da Noam Chomsky per il suo libro di interviste e conversazioni con Andre Vltchek, reporter nato a Mosca e autore di articoli e documentari dalle più diverse zone di guerra. Uscito per le edizioni di Ponte alle Grazie (traduzione di Valentina Nicoli, pagine 232, euro 16), il volume dà voce all'inflessibile spirito critico antioccidentale e antiamericano che caratterizza da sempre l'attività pubblicistica del più famoso linguista del mondo. Di lui (esagerando) l'intervistatore dice nella sua prefazione che «potrebbe essere definito “il più grande intellettuale del ventesimo secolo” o “la persona più citata dell'epoca contemporanea”». Lo dice: per aggiungere subito dopo che lui, Chomsky, «non gradirebbe parole tronfie e lodi altisonanti». Bene. Dunque, come non detto. Ma allora perché l'ha detto? Gli autori sono diventati amici e collaboratori «parlando di politica e di tutti i crimini compiuti dall'Occidente». Oggi di questi crimini si parla poco, o meno di qualche decennio fa, eppure nessuno ne potrebbe negare l'esistenza e la gravità. Mi limito a citare qualche riga sempre dalla prefazione: «La gente moriva, massacrata in nome della democrazia, della libertà e di altre parole altisonanti; ma pur sempre di massacri si trattava [...]. La stragrande maggioranza di quegli eventi era provocata dall'avidità e dalla sete di dominio ascrivibili quasi esclusivamente al “vecchio continente” e alla sua potente e spietata progenie sulla sponda opposta dell'Atlantico». Secondo Marx e Engels nel Manifesto del Partito Comunista del 1848, l'occidentalizzazione del mondo dovuta all'espansione incontenibilmente “moderna” del capitalismo, era civiltà, mentre quella di chi gli resisteva era solo “xenofobia di barbari”. Si, l'Occidente ha orribilmente abusato dei suoi enormi poteri economici e militari a proprio vantaggio. Purché si aggiunga che autori di tanti massacri e abusi sono stati sia i capitalisti liberaldemocratici che, più tardi, i comunisti al potere, sia quelli occidentali che quelli orientali.