Mi capita tra le mani un vecchio libro di una collana per ragazzi della casa editrice torinese Loescher, specializzata (almeno un tempo) in libri scolastici. Si tratta di Un coscritto del 1813 di Erckmann-Chatrian, che narra, dal basso, dei militari che seguirono le avventure belliche di Napoleone il grande. Il 5 maggio di duecento anni fa, come ci ricorda il titolo di una celebre (un tempo) poesia di Alessandro Manzoni, Napoleone morì a Sant'Elena, “piccola isola”. In quanti l'hanno celebrato, venerato, ma anche odiato? Da Tolstoj a Kubrick, quanti hanno ragionato, proprio a partire dalla figura del grande Corso, sul «ruolo della personalità nella storia»? Ma il Coscritto di Erckmann-Chatrian racconta ed esalta anzitutto i seguaci di Napoleone, gli umili soldati che lo seguirono in tante imprese, nelle quali spesso persero la vita. La cultura popolare francese esaltò anche le vivandiere al seguito dell'esercito, la più famosa della quali la leggendaria “Madame Sans-Gêne” la donna di franche e basse maniere che fu protagonista di commedie e di film, libera e sboccata, fatta nobile dall'imperatore; un personaggio ispirato a personaggi reali che Sardou portò in teatro con enorme successo. Le più note interpreti ne furono in Francia Réjane e Arletty; in Italia Virginia Reiter e Elsa Merlini; e in cinema Gloria Swanson e Sophia Loren... Si esaltavano insomma, con romanzi e commedie, le figure dei seguaci più umili di quel grande personaggio, che Gioacchino Belli definì in una sua poesia, con una superba immagine, «quer gran colosso /che potava li re co' la serecchia» (la serecchia era, in Lazio, la falce usata dai contadini per la raccolta del grano e del fieno...). Ma chi era Erckmann-Chatrian? Intanto, non uno ma due scrittori, Alexandre Chatrian ed Émile Erckmann nati negli anni Venti del Settecento e morti nei Novanta, grandi ammiratori di Hoffmann e il cui lavoro più noto è L'amico Fritz, anche perché messo in musica dal nostro Mascagni. Si leggevano molto un tempo i loro libri, non solo in Francia. Scritti in coppia, e i più belli quelli dell'epopea napoleonica, e fa un certo effetto rileggere oggi Un coscritto del 1813, forse ancora reperibile in una vecchia versione delle Edizioni Paoline. Vi si parla di battaglie e di morti, certo, ma vi si esaltano i valori della Grande Rivoluzione, pur se nel culto di un personaggio tuttavia immenso, e immensamente amato (o immensamente odiato) come fu Napoleone.