Il sogno di un'omelia diversa in cui parlano le nostre vite
Un'omelia-intervista, sognata da un prete al quale non manca il dono della comunicazione, anche in Rete: don Pilotto non solo ha un profilo sui vari social network, ma è social media editor della sua diocesi e sta per concludere gli studi allo IUSVE. Eppure, o proprio per questo, sta scoprendo – dice – un altro dono: quello di togliersi dal centro e mettersi in ascolto, proponendosi come ponte, scendendo dal presbiterio e vincendo la tentazione di essere lui «la parola che mancava». Le parole, forse, «non usciranno tutte giuste o per qualcuno non usciranno affatto. Ma parleranno i sorrisi, gli occhi stanchi, i calli alle mani, le rughe, la fede al dito, le foto dei propri cari sempre con sé... e per me come prete, oltre alle (tante, troppe) parole pronunciate, cosa parlerà? Spero i silenzi, l'ammirazione, la meraviglia, la tenacia, la fantasia», i sogni stessi.
Come ricorda Pier Cesare Rivoltella commentando il post su Facebook, vi sono paesi dove già oggi è l'assemblea a commentare il Vangelo. Ma il sogno di don Pilotto mi pare vada oltre la realtà di una riforma liturgica, per dipingere un ministero capace di ascoltare il «buon annuncio» nelle povere vite dei cristiani comuni, e di farlo risuonare.