Fa effetto, anzi rattrista, apprendere che Alex Del Piero va... in pensione da una notizia presto travolta dalle partite di Coppacampioni, quel torneo che ha spesso onorato - e una volta vinto - e che da tempo, troppo, gli manca. Un grave errore di comunicazione, potrei dire da addetto ai lavori, quasi un tentativo di dire-e-non-dire, di seppellire una sgradevole sortita sotto un cumulo di tremori interisti e entusiasmi napoletani destinati nel giro di poche ore a mutarsi i primi in sorrisi, i secondi in sospiri. Ore di televisione, quel martedì sera, ma non c'è tempo per dire addio - addio? - a un campionissimo, il più amato dal popolo juventino. Pare che Andrea Agnelli, il presidente bianconero che ha "scaricato" Alex assicurando poi - a richiesta - di esserne ammiratore e amico, abbia avuto la forza e il coraggio di prendere una decisione rifiutata dai predecessori, quelli contro cui si è scagliato accusandoli di una gestione scriteriata del quadriennio post-Calciopoli. Sapendolo amico di Giraudo e Moggi, mi auguro che il giovane Andrea abbia dato un'amichevole tirata d'orecchi anche alla mitica “Biade”, che Calciopoli ha partorito. Il siluro a Del Piero, comunque, se lo poteva risparmiare, e non nel suo contesto più ampio - chè forse il tempo delle mele s'è consumato - ma pensando che il giocatore più amato dagli italiani è ancora in servizio effettivo, sta in panchina ubbidiente sperando sempre di giocare e in ogni caso sognando la riconquista di uno scudetto, magari di un'altra Coppa dei Campioni e - perchè no? - di mantenere per lunghi anni ancora la fascia da capitano. Con che cuore, adesso, Antonio Conte può dirgli «Forza Alex» ? Ma va bene così, la Voce del Padrone s'è fatta sentire, Suggerisco una variante ironica: «Alex, alzati e cammina». Evviva, scattare, pedalare. S'è levata, alta, solo la voce di Francesco Totti, sicuramente solidale e tuttavia maliziosa, visto che all'ex Pupone - in condizioni identiche - la Roma ha assegnato un ruolo quinquennale da Paperone. Solo Giovanni Agnelli s'era permesso, qualche tempo fa, di muovere una critica (colta) a Alex, destinandogli un «aspettando Godot» che parve un ultimatum, ma non lo fu, per rispetto e amore. I cronisti sorrisero, risero, sghignazzarono a seconda del livello d'indipendenza dall'Avvocato. Poi venne Capello, che osò farlo sedere spesso in panchina, gli fece vincere un altro paio di scudetti e gli allungò la vita professionale. Fino a ieri. Fino alla scelta di Andrea. E non parlatemi del futuro: l'Alex Emigrante non è nelle mie corde, nonostante io l'abbia spesso sferzato e incitato a far meglio. Credo che tredici milioni di tifosi bianconeri non accettino la fine annunciata. Provino a farsi sentire.