La tv pomeridiana delle ammiraglie Rai e Mediaset passa da un delitto all'altro senza omettere alcun caso scabroso. Se poi c'è di mezzo un prete la cosa si fa ancora più “interessante”. Succede allora che in un Pomeriggio 5, come quello di mercoledì scorso, si possa passare dall'amante di don Contin alla minorenne abusata da don Genova. Per correttezza dovremmo parlare di casi presunti finché la giustizia ordinaria e quella canonica non abbiano terminato il loro corso, anche se provvedimenti sul piano ecclesiastico sono già stati presi. Ma non è questo il punto. Sappiamo bene che certe cose accadono e che ci sono preti che si macchiano di colpe gravi. La conferma più autorevole arriva dal Papa, che anche nei giorni scorsi, attraverso la prefazione a un libro, ha chiesto per l'ennesima volta «perdono per i preti pedofili» ribadendo «severità estrema» nei loro confronti e di chi li protegge. Dunque, nessuna intenzione di minimizzare il fenomeno, tutt'altro (ogni caso è uno di troppo): solo un richiamo alla correttezza per aiutare tutti a capirlo e a combatterlo. E per farlo non serve il sensazionalismo, il rivendicare esclusive che poi non sono tali, come fa Barbara D'Urso, che anche mercoledì ha parlato di intervista esclusiva alla ragazza, ora maggiorenne, vittima di don Genova. In realtà, la ragazza era già stata intervistata da Le iene e la sua storia era uscita anche sui giornali con tutti i dettagli possibili e immaginabili, compresi gli sms, che sono agli atti dell'inchiesta, mentre la conduttrice di Canale 5 sembrava annunciarli come una sorta di scoop. L'altra questione riguarda la presenza di un avvocato (non inquadrato dalle telecamere, ma annunciato e salutato) accanto alla ragazza in collegamento video. A dimostrazione che ormai si usa la tv per riaprire i casi giudiziari, che di per sé può essere giusto che accada, ne abbiamo le riprove, ma non è giusto che la televisione interferisca rischiando di condizionare l'operato e il giudizio stesso dei giudici. L'ultima questione riguarda il continuo tirare in ballo il Papa, dapprima con elogi, ma poi con richiami a intervenire sui casi singoli come se non avesse già detto e fatto il necessario e la Chiesa cattolica non fosse l'unica realtà che ha abolito addirittura la prescrizione nei casi di pedofilia. Il tutto sottolineato dall'enfasi e dai proclami della conduttrice e dagli applausi del pubblico che già di per sé assomigliano a una sommaria sentenza.