Cosa succede nell'animo umano che ritorna selvaggio, che uccide senza paura in mezzo ad una città quasi fosse al riparo di una foresta? La fame, la solitudine, la perdita della propria terra, lo sparire per sempre di quel futuro che forse aveva sognato o gli era stato promesso. La famiglia, il gruppo, il proprio credo, tutto sparisce quando si prende il mare in mano a delinquenti che promettono lavoro, ricchezza, pace e invece ci si trova su una terra che aiuta in un primo momento, ma che poi ti abbandona perché non riesce a supportare e ad offrire una vita di lavoro serio a tutti. Allora la droga diventa uno dei canali più facili per riuscire a vivere, ma regala violenza e morte. Allora si uccide senza timore, senza alcun rimorso, quasi le strade delle nostre città fossero un posto sicuro dove assalire e uccidere in mezzo alla gente senza paura di essere fermati. La fame, la povertà, i giorni senza futuro, la perdita della propria terra possono portare a questo? Nel nostro mare ogni giorno galleggiano corpi di pelle nera, famiglie perdute, sparite nelle onde del mare. Per noi che difendiamo la storia della nostra terra, la civiltà costruita a fatica dai nostri popoli antichi è difficile avere sentimenti di pietà senza limiti e di collaborazione per chi supera i nostri confini, sia dal mare che dalle montagne. È vero che la carità evangelica non offre confini, ma Cristo in terra di Palestina camminava scalzo o con poveri sandali mentre noi abbiamo bisogno di scarpe adeguate al nostro cammino. E come è difficile camminare sulla strada evangelica del perdono, dell'aiuto senza compenso, della carità senza chiedere ragione di atti di violenza. E come vorremmo avere ognuno di noi il potere di cacciare dalle nostre terre che abbiamo lavorato con tanta fatica, quei popoli che pretendono aiuto, lavoro, vita normale. Quanto coraggio, pazienza, amore del prossimo ci chiede la nostra fede per aiutare chi ha ucciso, chi pretende di essere accolto senza pagare con fatica personale ciò che riceve, cioè una nuova vita. Ma come rispondere a chi perde la vita tra le onde del mare, a chi vede il proprio bambino soffocare nell'acqua. Cosa dire? Tornate indietro, non partite e sopportate le angherie dei vostri popoli che hanno perduto il senso della carità, della convivenza, del rispetto di quella umanità che chiede solo di poter vivere in pace. La strada perché tutto questo abbia fine non è la non accoglienza, perché chi ha paura troverà sempre il modo di fuggire ed entrare in una terra dove verrà almeno sopportato. È invece il faticoso e costante lavoro della ricerca di una strada politica che metta fine a queste lotti inutili e fratricide che chiedono ogni giorno, come gli dèi di un tempio, il sacrificio di vittime innocenti.