«Credevo che fosse finita», dice una voce femminile. Invece, niente. Clarice Starling deve tornare a occuparsi di orribili omicidi. Per chi non lo sapesse Clarice Starling è un personaggio immaginario protagonista dei romanzi Il silenzio degli innocenti e Hannibal di Thomas Harris, che hanno avuto trasposizioni cinematografiche di successo soprattutto con l'interpretazione, nel primo caso, di Jodie Foster, che le valse uno dei cinque Premi Oscar ottenuti dal film diretto da Jonathan Demme con Anthony Hopkins nella parte del tremendo cannibale. Adesso, a trent'anni dall'uscita della pellicola, il personaggio della donna-detective dell'unità di scienza del comportamento torna in tv interpretato dalla trentatreenne australiana Rebecca Breeds. È un cosiddetto sequel, ambientato nel 1993, un anno dopo gli eventi de Il silenzio degli innocenti. Nel primo dei due episodi, andati in onda venerdì in seconda serata su Rai 2, si sono ritrovati corpi martoriati di donne e un giallo da risolvere in una Washington livida e piovosa, con primissimi piani e immagini rallentate, ma almeno per il momento non sembra esserci quella tensione che provocava soprattutto il personaggio di Hannibal, di cui qui nemmeno si parla. La serie tv statunitense, in base anche al secondo episodio incentrato su una comunità di recupero che non è affatto quello che sembra, è più giocata sugli aspetti psicologici, sull'introspezione, come si diceva una volta. La stessa Clarice è contemporaneamente chiamata a confrontarsi con il proprio passato e i propri incubi e a combattere un ambiente arrogante e maschilista (tranne qualche accezione) nel quale si ritrova a lavorare. Vittima degli scherzi dei colleghi dell'Fbi, che non le risparmiano nemmeno considerazioni sulla sua esilità e la bassa statura, Clarice deve fare i conti soprattutto con lo sprezzante vice procuratore Paul Krendler (Michael Cudlitz). Non manca nemmeno qualche luogo comune quello sui giornalisti “avvoltoi”, capaci solo di domande assurde: «Il serial killer quando ucciderà di nuovo?».