Promozione, tutela, nuova "governance", riqualificazione. Sono i quattro concetti che guideranno l'azione del governo Letta in agricoltura. Quattro campi di battaglia di non poco conto che il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, ha spiegato alle commissioni Agricoltura di Camera e Senato qualche giorno fa e che rappresentano un programma obbligato per rilanciare il settore, ma anche un percorso ambizioso che va perseguito con decisione. In gioco - ha detto il ministro - c'è un comparto che vale, tenendo conto di tutto l'indotto, la bella cifra di 267 miliardi di euro: quasi il 17% del Pil nazionale. Un settore prezioso sotto molti aspetti: ovviamente quello alimentare, ma anche per i risvolti territoriali e ambientali che l'agricoltura porta con sé.La crisi, tuttavia, c'è e si fa sentire anche nei campi. Dice il Ministro: «il confronto tra le dinamiche dei prezzi agricoli e dei consumi intermedi evidenzia una variazione tendenziale negativa della ragione di scambio». Nel primo trimestre di quest'anno sono scomparse 13mila imprese. Mentre sul versante occupazionale, nello stesso periodo, gli occupati sono scesi di circa 32mila unità, su un totale di 781.000. Certo, le esportazioni crescono (+5,4%) e le importazioni sono sostanzialmente stabili, cosa che fa migliorare il deficit della bilancia agroalimentare. Ma, è stato ancora sottolineato, «lo scenario è di recessione». Senza contare l'aumento del costo dell'energia, l'assenza di politiche di aggiustamento rispetto all'andamento variabile dei mercati e la mancanza di investimenti sul mercato delle fonti energetiche alternative. Intanto l'Italia e il resto dei Paesi dell'Ue stanno negoziando ancora il rinnovo delle Politica agricola comune (Pac), che si presenta complicato e teso al risparmio. A questo punto che fare? Per De Girolamo sono quattro le strade da percorrere. Prima di tutto quella della «promozione dello sviluppo, della competitività e della qualità nel settore agricolo, agroalimentare e della pesca». Poi quella della «tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale» e di seguito quelle di una «nuova governance del territorio rurale e montano» e di una «riqualificazione e razionalizzazione della spesa». Lungo questi percorsi vi sono capisaldi imprescindibili come il mantenimento di un livello degno dei finanziamenti Pac, ma anche l'attenzione ai giovani in agricoltura, alla difesa dei bei nomi dell'agroalimentare in giro per il mondo, un più forte accesso al credito, una più efficace politica di tutela del suolo agricolo e quindi del territorio e molto altro ancora.Ciò che però conta più di tutto, è il metodo con cui si vuole lavorare. «Ritengo indispensabile - ha spiegato a questo proposito il ,inistro -, il coinvolgimento immediato, attivo e dinamico di tutte le Regioni e delle organizzazioni di categoria», senza ovviamente dimenticare il Parlamento. E a ben vedere, la vera sfida inizia proprio da qui: dal metodo.