La sfida è quella di affrontare un genere molto amato dalla tv e poco frequentato dal cinema italiano, il fantasy, a cui aggiungere venature horror. E infatti la stampa e pubblico internazionale che ieri al Festival di Cannes hanno visto, in concorso, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, anche nelle sale italiane, non si aspettavano certo un film così dal regista di Gomorra. Tratto da tre fiabe della raccolta Lo cunto de li cunti scritte in dialetto napoletano da Gianbattista Basile alla fine del Cinquecento, il film mescola realtà e fantasia, alto e basso, sublime e volgare per raccontare ossessioni tutte contemporanee con la complicità di re e regine, principi e principesse, orchi e draghi. Il desiderio di maternità a tutti i costi, la smania per la giovinezza e i trattamenti estetici, ma anche la violenza che contraddistingue i nostri tempi così come il Seicento. Il tutto sostenuto da un cast stellare, da Salma Hayek a Vincent Cassell (nella foto), ed effetti speciali artigianali, tra location mozzafiato, tutte italiane. Il meglio arriva quando Garrone non cerca di imbrigliare il fiabesco nel realismo e si lascia andare sulle ali della meraviglia e dello stupore. «Non solo in Europa, Giambattista Basile ingiustamente è sconosciuto anche in Italia – ha detto Garrone a Cannes –. Il suo Lo cunto de li cunti, per Calvino una raccolta dei sogni deformi di uno Shakespeare partenoepo, è un testo meraviglioso, una miniera di personaggi, e le fiabe sono sempre attuali perché si muovono sugli archetipi. È stato giusto portarlo in scena, anche se è un progetto ambizioso e incosciente». Le prime lusinghiere critiche internazionali, il Guardian ha definito il film «un capolavoro», incoraggiano il regista: «Se avrà successo potrei fare un secondo Racconto con 3-4 storie già scelte e pronte oppure visto che vanno di moda, una serie tv». (A. De Lu.)