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Il puro dolore

Lorenzo Fazzini venerdì 10 maggio 2024
Il conflitto israelo-palestinese, come ha scritto lo scrittore Eric-Emmanuel Schmitt, è una tragedia, perché ciascuno dei due contendenti ha, dal suo punto di vista, ragione. Così serve un altro ordine di ragioni per affrontarlo. Ci prova, e ci riesce, Colum McCann, scrittore irlandese e cittadino americano, in un romanzo-evento, Apeirogon (Feltrinelli), in cui dà conto dell’amicizia tra due papà, Bassam, palestinese, e Rami, israeliano, che hanno perso le loro figlie in questa guerra: si chiamavano Abir e Smadar. È il dolore, diremmo cristianamente la croce, che li accomuna e che diventa sorgente di vita nuova. Afferma Bassam: «Quello che non sapevo quando Abir è stata uccisa, è che lei e Smadar avrebbero continuato a vivere. E non permetteremo a nessuno di rubare il loro futuro. Provate a chiuderci la bocca, non ci riuscirete. Dite quello che vi pare. Chiamatemi traditore, collaborazionista, codardo, chiamatemi come volete, non mi importa, io so chi sono. Questo ha a che vedere con il puro dolore, con la sua potenza, che, come dice Rami, è atomica. Continuare a vivere nella memoria degli altri significa non morire». La riconciliazione a caro prezzo che questi due papà vivono, feriti nel più intimo di sé, è un distillato di Vangelo che ci giunge e ci lascia inermi di fronte a un miracolo tranquillo. © riproduzione riservata