Rubriche

Il progetto digitale che insegna a dialogare con i «nemici»

Gigio Rancilio venerdì 4 ottobre 2024

Avere a che fare con chi pensa di avere sempre ragione, come ben sappiamo tutti, non solo non è mai facile ma è anche snervante. Eppure, anche nel digitale, quelli che non hanno mai dubbi e che si credono sempre dalla parte della ragione sembrano un esercito. Per di più decisamente aggressivo. Guai però a confondere persone così con i tanti che hanno solide convinzioni e le esprimono senza aggredire gli altri. Il problema non è chi ha le idee chiare ma chi non riesce a esprimerle in maniera civile. Ne parliamo qui perché in America hanno dato vita al progetto digitale Faces of X, il cui slogan è: «E se avessimo tutti una parte di ragione?». In pratica, si tratta di una serie di video che, su questioni altamente divisive, mettono a confronto persone decisamente schierate su fronti opposti. La missione dichiarata di Faces of X non è quella di fare cambiare idea a chi li guarda, ma di aiutare le persone, cioè tutti noi, «a vedere la storia completa». Perché come scrive l’ideatrice del progetto, Stephanie Lepp, «viviamo in un ambiente mediatico che troppo spesso ci divide in tribù in guerra e frammenta la realtà in parti apparentemente scollegate». L’ideatrice Stephanie ha un passato militante e racconta che ha cambiato tutto, quando durante una protesta per salvare delle sequoie si è sentita all’improvviso spiazzata. Chi aveva di fronte, i boscaioli, erano persone miti e che amavano la natura quanto lei, e al tempo stesso non tutti i suoi compagni di battaglia avevano solo ragione. «Il modo in cui erano stati tracciati i confini tra le parti non aveva più senso per me». Così ha lasciato la politica e ha fondato il podcast Reckonings «che racconta vite di persone che hanno cambiato i loro cuori e le loro idee». Ha ospitato un membro del Congresso americano molto conservatore e molto scettico sul cambiamento climatico che ora difende l’ambiente, un ex razzista violento che ora si dedica a promuovere il dialogo tra le comunità e un manager di Facebook che ha lasciato il colosso digitale e ora combatte la dipendenza dalla tecnologia. Dal podcast a Face X è stato un passo naturale. Dei tanti temi affrontati finora dal progetto quello più importante per noi è il video sul tema dell’aborto, con un confronto tra una «pro life» e una «pro choice». Non tutto funziona nel dibattito. Ma ciò che colpisce è l’atmosfera che si respira nel video. Le tre donne presenti, una è la moderatrice, non alzano mai la voce, non si interrompono a vicenda e non si aggrediscono, eppure ognuna di loro è ben convinta e ben ferma sulle proprie posizioni. Non so quanti vedendolo possano cambiare idea sul tema (tanto più che non è questo l’obiettivo del progetto), ma so che può spingere chi lo guarda a sforzarsi ad ascoltare le ragioni di chi la pensa in maniera molto diversa, invece che (magari) aggredirlo, come spesso ci insegnano i social. Face X fa parte di un progetto più ampio che si chiama Ground News e che, con l’appoggio di tre associazioni indipendenti, mostra le notizie più importanti del giorno, volutamente affiancando punti di vista molto diversi e segnalando ai lettori a quale area politico culturale appartenga chi le racconta e quale sia la sua credibilità. L’idea è bella e in America sta trovando un certo spazio, anche se informarsi così richiede ancor più tempo del solito e non tutti ce l’hanno. Va anche sottolineato che Ground News non promette verità, ma spinge chi lo usa ad abituarsi a non chiudersi in bolle e a cercare di vedere le cose in maniera più ampia e più completa. © riproduzione riservata