Il primo giorno dell'anno (in esilio), a Niamey
Il calendario lunare è più spedito di quello solare e questo fa che i giorni dell'anno siano ridotti a 354 o 355 quando va bene. A organizzare l'insieme del tempo fu il califfo Omar, nel tempo ormai lontano in cui lo Stato Islamico non aveva ancora preso piede grazie ai finanziamenti dei Paesi arabi e occidentali. Con meno giorni da contare il tempo passa prima e si ricomincia quando l'altra luna nuova appare tra le insenature delle stagioni. Quanto all'esilio di Medina, a circa 400 chilometri a nord della Mecca, continua a essere meta di pellegrinaggio, non obbligatorio, per quanti vanno alla Mecca dalla pietra nera. Pochi, comunque, si sono accorti del nuovo anno. Non c'erano petardi, botti, fuochi d'artificio o scritte che augurano buon anno a cura della Municipalità. Un capodanno ordinario, lunare e con il dubbio di arrivare a fine mese col salario inesistente dell'amministrazione. L'unica cosa che ha funzionato sono stati i crediti per i cellulari e i mercati lungo la strada, visitati di buon mattino da signore col velo che parcheggiano in modo impossibile i fuoristrada.
Anno nuovo e vita nuova. Soprattutto per quelle organizzazioni umanitarie – ce ne sono, purtroppo – che si augurano che tutto continui così, se non peggio. Mettiamo non ci fossero i migranti, gli sfollati, i rifugiati, gli alluvionati, gli impoveriti dal cambiamento climatico, i bambini lungo le strade a mendicare, le case che cadono quando piove e le donne vittime di violenze domestiche. Mettiamo non ci fossero contadini costretti all'esodo in città, le ragazzine che rendono vivaci le notti della capitale, i giovani sfaccendati che fumano e, di nascosto, bevono. Mettiamo che il deserto smetta di avanzare, che i pozzi promessi siano finalmente trivellati, che le piante finiscano di diventare legna da ardere per cuocere la carne, che le scuole inizino a ottobre, che i politici smettano di aggirare le leggi. Mettiamo tutto questo e anche altro. Che cosa rimarrebbe per le centinaia di agenzie che vivono e prosperano di mali e malori degli altri? Samaritani più o meno interessati che speculano sul dolore e non si sognano neppure di mettere in discussione il sistema che crea ciò che essi curano.
L'anno solare di costoro, e di altre Agenzie Globali Caritative, è anche molto "lunare", opaco. Poco importa per chi viaggia, fa missioni, stila progetti, produce rapporti e soprattutto sposta i propri interessi dove con maggiore certezza si trovano i fondi. Non si tratta che di "ambulanze" fittizie e precarie del Sistema, che anche grazie a loro funziona, si estende e soprattutto si riproduce. Ci sono tutte le condizioni perché il popolo abbia davvero un buon anno, in esilio.
Niamey, settembre 2017