Un quartiere immenso si presenta il Policlinico della città e una difficoltà ugualmente enorme è quella di scoprire fra la quantità di strade dove trovare l'indirizzo che hai in mano. Forse è necessario avere molto tempo per trovare il posto giusto e poi aspettare il medico che ti visiterà. Le costruzioni fatte in tempi differenti hanno piazze, strade grandi e piccole quasi tutte di colori consumati dal tempo. Alcune sono coperte nell'ingresso da giardini e alte piante che danno un'ombra piacevole d'estate, ma che nei mesi d'inverno ti fanno fuggire verso l'interno. C'è sempre gente che corre al mattino per essere visitata o consigliata dal medico di cui ha fiducia. I medici sembrano correre sempre veloci, vestiti di bianco, colore necessario per la pulizia, ma perché promuove fiducia in chi li conosce per la prima volta. Ci accompagno oggi un' amica che non conosce l'italiano e ha paura delle risposte di un dottore alle sue richieste.. Le sale d'attesa sono molto chiare e piene di luce. I medici sono in gran parte giovani e sanno portare sul viso, anche quando l'ammalato ha poche speranze, il loro sorriso. La gente operata da tempo si presenta da sola anche quando ha avuto difficoltà a trovare qualcuno che le tenga i bambini per il tempo di un mattino. Quante pene sconosciute ci passano vicino e non le vediamo. Tutto era silenzio, nessuno si lamentava, era già difficile sopportare il proprio dolore. E improvvisamente pensai a quante cose essi dovevano rinunciare, quanto poco potevano godere della bellezza del mondo, del mare, delle montagne, degli uccelli. Eppure questo non poteva essere un castigo del Signore, come forse si credeva una volta. Ora è ragione di una guerra, di una invidia del bene d'altri, dell'incapacità di dividere i beni della terra con lealtà fra i popoli. Bisognerà pregare per la bontà dei popoli, non cercare solo la ricchezza e una modesta carità, quando non può disturbare la prima. La carità, quella grande porta che si apre se spinta da piccole mani innocenti o da grandi mani già sciupate dalla sofferenza. C'era un gran silenzio nella sala d'attesa dell'ospedale. Nessuno si lamentava. Pensavo che questo era il mio popolo dove avevo goduto la mia giovinezza, dove avevo sognato un mio possibile futuro sereno. Questo quando alla mattina mentre le suore cantavano, noi le seguivamo fino all'ora della lezione. Al suono della campanella, che era l'inizio della nostra libertà si correva lungo il muro che ci divideva dal fiume e che le foglie degli alti alberi avrebbero accarezzato il nostro viso ancora innocente. La vita ci aspettava con promesse di felicità senza nome, era ancora il tempo dell'innocenza.