IL PETTEGOLEZZO
(e si crede nobilitato) con un temine inglese ormai abituale, gossip. In realtà, come ben dice lo scrittore, non si tratta più della classica mormorazione, affidata a frasi smozzicate e alonate di ammiccamenti, ma a una pura e semplice spudoratezza conclamata e il genere del reality show ne è un emblema. Sono le stesse vittime (si fa per dire) a fomentare questi sguaiati attacchi, a rinfocolarli se corrono il rischio di spegnersi, ad abbandonarsi a sdegni omerici del tutto ridicoli per far crescere l'attenzione. La televisione, al riguardo, è stata deleteria, anche perché ha generato una folla di replicanti che si illudono di essere come i divi spettegolati, proprio ripetendone le spudoratezze, perdendo ogni dignità, con un esibizionismo truce e trucido. Si è, così, creata un'atmosfera generale di volgarità, di esteriorità, di squallore che non genera più sussulto e che inzacchera le anime di tutti, umiliando le relazioni e ottundendo le coscienze. Verrebbe voglia di dire con Amleto: «O vergogna, dov'è il tuo rossore?».