All'ingresso di un ristorante ho trovato una frase scritta con il gessetto bianco su una piccola lavagna. La frase in realtà valeva più del cibo, ma non è questo il punto. Il fatto è che spesso la fantasia altrui ti sorprende in positivo, e ti fa riflettere. Perché inventarsi un mestiere, un'idea, o anche solo mettere insieme tredici parole per formare un concetto interessante, segna il confine immenso tra il banale e il geniale. Albert Camus ha scritto che creare è come vivere due volte, Einstein sosteneva che la creatività è l'intelligenza che si diverte, Steve Jobs invece che significa solo saper collegare le cose per inventarne di nuove. Più semplicemente, penso che essere creativi sia l'arte di vestire l'occasione, cogliere l'attimo e metterlo in un vaso, trasformare il caso in opportunità. Molto spesso invece purtroppo diventiamo vittime della creatività del niente. Quella di chi vuol apparire originale per forza, ma non ha nulla di bello da infilarci dentro. Molto meglio la profondità di un gessetto bianco che scrive sulla porta di un'osteria: «Amo è la parola più pericolosa per il pesce. E anche per l'uomo…».
Io a quell'amo ho abboccato volentieri e spesso. Scegliendo quel ristorante, e non solo. Sapendo in anticipo di sbagliare magari, ma lasciandomi irresistibilmente attrarre da chi ha la meravigliosa capacità di saper incuriosire.