Il trascendente, il “totalmente altro”, può essere solo intuito dal pensiero ma può essere accolto dal cuore, basta saperlo cogliere nei segni con i quali esso si manifesta nella storia. La storia di san Salvatore da Horta, però, insegna che spesso anche gli “uomini di fede” non sono capaci di mettersi in ascolto dei segni con i quali Dio ci parla. Salvatore era nato in Catalogna nel 1520 e nel 1542 emise la professione tra i francescani a Bercellona. Trasferito a Tortosa gli furono affidate diverse mansioni. Aveva però un dono particolare, quello della guarigione, che gli procurò non pochi guai. Il carisma da taumaturgo, infatti, gli procurò una certa visibilità, che fece nascere invidie e incomprensioni. Iniziò per lui un lungo pellegrinaggio tra diversi conventi, ma in nessuno trovò l'accoglienza sperata. Solo nel 1565 arrivò a Cagliari, dove trovò la serenità cercata nel convento di Santa Maria di Gesù; qui morì nel 1567.
Altri santi. San Cirillo di Gerusalemme, vescovo e dottore della Chiesa (315-387); sant'Anselmo II di Lucca (o da Baggio), vescovo (1040-1086).
Letture. Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33.
Ambrosiano. Dt 6,4a;26,5-11; Sal 104; Ef 5,15-20; Gv 11,1-53.