Il Papa e Wanda, lettere da un'amicizia spirituale
Da queste pagine, infatti, emerge un aspetto poco divulgato di Giovanni Paolo II, e cioè il suo lavoro di direttore spirituale. L'amicizia con la Póltawska ha una radice soprannaturale. L'incontro con la donna che, poco più che ventenne, per oltre 4 anni era stata oggetto di esperimenti di medici nazisti nel lager di Ravensbrück, aveva fatto sorgere in don Karol la convinzione che Wanda, per il mistero della comunione dei santi, avesse sofferto al posto suo. Lo dice nella lettera del 20 ottobre 1978: «Da quando Andrzej [il marito di Wanda] mi disse per la prima volta: "Duska è stata a Ravensbrück", è nata nella mia consapevolezza la convinzione che Dio mi dava e mi assegnava te, affinché in un certo senso io "compensassi" quello che avevi sofferto. E ho pensato: lei ha sofferto al mio posto. A me Dio ha risparmiato quella prova, perché lei è stata lì».
Questo è il motivo per cui don Karol prese in carico Wanda, con il marito e le 4 figlie. La esortò a tenere un diario, le insegnò a pregare suggerendole le parole e i temi di meditazione, le scrisse parecchie lettere. Certo, avevano in comune la passione per i boschi e la montagna, e a Cracovia Karol e i Póltawski trascorsero qualche vacanza insieme: ma questo rientra nella direzione spirituale, dacché quelle vacanze erano intrise di preghiera, di Eucaristia, di letture teologiche: come esercizi spirituali all'aperto. E può venire il sospetto che per il Papa la lettura di quei diari ripetitivi e di sfogo personale servisse anche per esercitare la magnanimità che, come diceva, è il vertice della virtù della pazienza.
Wanda, vittima di sostituzione, che non trovava la forza di ringraziare interiormente per essere stata guarita dal cancro per intercessione di padre Pio, sollecitato da monsignor Wojtyla, aveva bisogno di una guida spirituale, e i consigli di don Karol sono anche psicologici: «È assolutamente necessario che la tensione fra quello che "devi" e quello che "vuoi" in te, un qualche modo, trovi un equilibrio».
Ma Wanda è stata di grande aiuto al Papa come consulente sulla famiglia. Su questo aveva idee chiarissime. Quando uscì l'Humanae vitae annotò: «Vedo che la formulazione dell'enciclica dovrebbe essere più chiara in alcuni punti. Non è stato posto in modo abbastanza chiaro il problema dell'astinenza periodica, perché la si tratta come un metodo, mentre è un principio dell'agire umano: per questo la Chiesa la può accettare. Infatti la normale vita sessuale della coppia deve essere periodica: per che cosa litigano i vescovi?». Perfetto.
Dalle poche lettere del Papa pubblicate nel grosso volume, affiorano anche aspetti meno noti. Per esempio, la convinzione del Papa sull'autenticità della Sindone come reliquia della Passione, e questa confidenza del 1967 sulla devozione mariana: «Ti raccomando a Cristo e ti affido a sua Madre, poiché, per quest'ultimo punto, hai ancora delle difficoltà interiori "con te stessa" ... Anche il mio affidamento nei confronti di questa Madre del resto è venuto gradualmente ed è venuto con una certa difficoltà. Mi ha fatto tornare da lei il Figlio».
Insomma, un libro utilissimo, prefato dall'arcivescovo di Przemysl, Józef Michalik, per conoscere ancor più a fondo Giovanni Paolo II, santo subito. L'amicizia con i Póltawski era così profonda che quando l'arcivescovo di Cracovia partì per il conclave dopo la morte di Giovanni Paolo I, Wanda gli chiese: «Quale nome prenderai da papa?». Il marito rispose tranquillamente: «Come "quale", Giovanni Paolo II, è logico». E Wanda registra: «Lui non rispose».