Il nuovo governo e l'equilibrio tra spinte contrapposte
Il fenomeno delle spinte contrapposte è particolarmente evidente nella scelta dei ministri
in materia di politica economica e di politica estera. Da una parte il neo ministro dell'Economia Giovanni Tria, molto stimato in ambito accademico, fautore di politiche volte alla liberazione delle energie private: ovvero basate sulla riduzione delle
tasse e della spesa pubblica. Tria è in linea con il "contratto di Governo" nel sostegno alla flat tax, che però va attuata – sulla base dei giudizi da lui espressi prima della nomina governativa – in modo graduale, per non creare buchi di bilancio, e aumentando l'Iva. «Non si vede perché non si debba far scattare le clausole di salvaguardia di aumento dell'Iva per finanziare parte consistente dell'operazione» ha scritto di recente iil professor Tria, sostenendo la necessità di un «riequilibrio del peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette, spostando gettito dalle prime alle seconde».
Dall'altra parte, tutti gli altri ministeri economici sono stati occupati da esponenti del M5s con forte propensione alla spesa pubblica – in primis Di Maio, che come ministro del Lavoro e dello Sviluppo dovrà garantire l'introduzione del reddito di cittadinanza "grillino" – e contrari all'aumento dell'Iva. Un'eventuale strategia di uscita dall'euro, dagli esiti molto pericolosi, avrebbe consentito paradossalmente di sposare le due visioni, finanziando tutte le misure attraverso la violazione dei Trattati europei e il decollo della spesa pubblica. La presenza di un ministro dell'Economia euro-integrato, a valle della sacrosanta battaglia in materia ingaggiata dal Presidente della Repubblica, renderà necessario trovare un complesso punto d'equilibrio tra questi opposte. Per fortuna nostra e dei nostri figli.
Un fenomeno simile si verificherà nella gestione della politica estera dove si profila un match tra Enzo Moavero Milanesi, considerato il più brillante "negoziatore" italiano in attività (e molto stimato in tutta Europa), agli Esteri e Paolo Savona alle Politiche europee, che avendo un incarico senza portafoglio si sentirà ancor più "libero" di esprimere opinioni euroscettiche ed anti-tedesche. Anche in questo caso, come nel primo, è probabile che dal suo ufficio a Palazzo Chigi sia chiamato spesso a un ruolo decisivo di mediazione Giancarlo Giorgetti.
Perché il Governo Conte possa durare, dunque, sarà necessario che i suoi protagonisti scelgano costantemente la ricerca del punto d'equilibrio rispetto a quello di rottura. Proprio come avviene in natura. Ma in questo ambito non sarà per nulla facile.
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