Crescono i costi di produzione agricoli, soprattutto quelli legati all'energia e ai carburanti. Si tratta, come è evidente, di un segnale preoccupante per i bilanci delle imprese dei campi che, fra l'altro, hanno pochi mezzi per attuare un taglio delle spese di produzione. Anzi, spesso le aziende agricole sono costrette ad aumentare il livello dei costi per combattere, per esempio, gli effetti del clima avverso. Proprio sui costi, oltre che sulla qualità e sulla logistica, si gioca però molto del futuro dei campi italiani. Stando a quanto rilevato da Ismea, per esempio, la sola bolletta energetica provoca il rincaro dei costi delle imprese agricole del 3,1%. Una situazione che per Coldiretti mette a rischio la competitività del sistema produttivo, «costretto a fare i conti con il forte calo dei consumi sul mercato nazionale». E gli aumenti più evidenti nelle spese aziendali riguardano proprio i prodotti energetici, balzati alle stelle (+9,5%), soprattutto a causa dell'energia elettrica, che oggi costa alle imprese il 26,2% rispetto a dodici mesi prima, mentre i carburanti rincarano del 5,5%. Se a questo si aggiunge il fatto che a crescere notevolmente sono stati anche i prezzi dei concimi (+5% nel confronto con il luglio 2011), quelli dei mangimi (+3,7% generale) e delle sementi (+2,5), si capiscono subito gli spazi ristretti entro i quali i bilanci agricoli sono costretti a muoversi. L'agricoltura però c'è e vuole farsi ancora sentire a suon di risultati. Basta pensare che, sempre stando alle ultime rilevazioni, nel secondo trimestre dell'anno gli occupati nei campi sono cresciuti del 10,1% per quanto riguarda i dipendenti e del 2,9% per gli autonomi. E non solo perché, intanto, le esportazioni agroalimentari sono aumentate più del totale dell'export nazionale, non solo a luglio ma anche nei primi sette mesi del 2012 (+4,7% contro +4,2%). Eppure il sistema dell'economia e della distribuzione continua a non riconoscere all'agricoltura il ruolo che deve avere. Anche in termini di prezzi di vendita e di mercato in generale. Con paradossi ormai consolidati. Come quello – tanto per rimanere sul piano dell'energia e dei carburanti – relativo alla spesa in gasolio e benzina delle famiglie italiane. Secondo quanto elaborato dai coltivatori, la spesa mensile per carburanti delle famiglie italiane è ormai pari a circa 120 euro e ha superato quella per l'acquisto di carne (110 euro), frutta e ortaggi (83 euro) o pane e cereali (79 euro). E non potrebbe che essere così, visto che un litro di benzina può costare come un chilo di pesche, ed è del 40% superiore a quello di chilo di pasta ed è il 50% in più di quello di un litro di latte. Il rilancio dell'economia agricola, ma anche dei consumi (alimentari e non), e dell'intero equilibrio del sistema economico nazionale, passano probabilmente anche per una revisione totale di questi rapporti. Tutto senza contare gli aspetti di "sostenibilità etica" che una situazione di questo genere porta con sé.