Il mondo colpito dall'Occidente e la sintesi che ne verrà
Ecco cosa scrive Toynbee: «Questa legge fa sì che un frammento di una data cultura, staccato del tutto e irradiato all'estero per conto suo, tenda ad incontrare meno resistenza, e quindi a viaggiare più rapidamente e più lontano, che non la cultura globale quando viene irradiata in blocco. La nostra tecnologia occidentale, divorziata dal cristianesimo d'Occidente, è stata accettata non solo in Cina e Giappone ma anche in Russia e in molti Paesi non occidentali dove invece fu respinta fintantoché la si offriva come parte integrante di un sistema di vita uno e indivisibile». Ad alcuni verrà in mente la vicenda dei gesuiti nel Giappone del '600, atrocemente perseguitati (come ha ben raccontato il recente film "Silence" di Scorsese) perché accusati di voler imporre una religione estranea alla tradizione locale. Oppure, e Toynbee ben lo descrive, la Russia del XV secolo che respinse la civiltà occidentale perché chiedeva la conversione al cattolicesimo. Al contrario, ancora i gesuiti in India e in Cina ottennero successi straordinari, almeno per un certo periodo come nel caso di Matteo Ricci, proprio perché adeguarono la loro fede ai costumi e alla mentalità autoctoni: «I gesuiti tentarono di sganciare il cristianesimo dagli ingredienti della civiltà occidentale e di presentarlo agli indù e ai cinesi non come religione locale dell'Occidente ma come religione universale che aveva un messaggio per tutta l'umanità». Spogliando il cristianesimo degli accessori superflui e slegandolo dal modo di pensare occidentale, fu possibile proporlo in veste asiatica in una forma che facesse i conti e anzi incorporasse il meglio della sensibilità e della cultura di quei popoli. Un tentativo che poi fallì soprattutto per dissensi maturati all'interno della Chiesa cattolica, che non accettò quell'esperimento missionario.
Nella sua disamina, che tocca gli ultimi cinque secoli, Toynbee mantiene uno sguardo disincantato. È ben cosciente che nell'arco del confronto «è il mondo che è rimasto colpito – e duramente colpito – dall'Occidente». Egli invita dunque noi lettori europei a provare «ad uscire dalla nativa pelle occidentale e guardare l'incontro fra mondo e Occidente con gli occhi dell'umanità non occidentale, che costituisce la grande maggioranza». In questo senso, le pagine che più affascinano sono quelle che riguardano l'Estremo Oriente: siamo infatti in attesa di una nuova sintesi che possa permettere un incontro fra cristianesimo e culture asiatiche, analogamente a quanto verificatosi nei primi secoli con la cultura e la filosofia greca.