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iazza San Pietro, 16 giugno 2002 - Una donna in nero racconta, con un forte accento siciliano: «La mia prima notte da vedova ho sognato che camminavo su un sentiero ripido di montagna, accanto a un burrone. Allora Padre Pio dall'alto mi gettava una fune e io mi ci aggrappavo, e mi sono svegliata che la tenevo stretta, ancora; ma era la corona del mio rosario».Attorno, una folla immensa. Sono arrivati all'alba, in treno, in pullman, da lontano. Nella striscia d'ombra dei seggiolini portati da casa liberano i piedi gonfi dai sandali, e li appoggiano a rinfrescarsi sui sampietrini. Che immagine antica, questi piedi dolenti venuti a Roma, pellegrini per un santo.Quando arriva Giovanni Paolo II la folla che gremisce il Colonnato ammutolisce di colpo, venerante e filiale. «Pover'uomo, chissà come patisce, in questo caldo!» mormora una donna. La voce del gran vecchio trema ma non cede, sotto al sole di mezzogiorno: «Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus
». E allora è urlo corale ed esultanza vera, carnale, di popolo.Sono qui, grati per un figlio che se n'era andato ed è tornato, o per un bambino, arrivato quando sembrava troppo tardi; sono qui, contenti di sperare ancora. Non sono venuti, oggi, a domandare, ma a ringraziare. Lieti. Il miracolo, in loro, c'è già stato.