Se la tv è specchio della realtà, l'origine australiano-neozelandese della serie 800 words fa pensare che possa offrire uno spaccato sui presunti differenti stili di vita in terra oceanica. Invece, paesaggi a parte, non è così. In Australia come in Nuova Zelanda si vive come nel resto del mondo globalizzato. Le case si comprano in internet e i teenager non si staccano dallo smartphone. Ma 800 words, in onda il lunedì alle 21.00 su FoxLife (canale 114 di Sky), offre qualcosa di diverso dalle analoghe serie americane con una famiglia protagonista. Insomma, è abbastanza diversa da Life in pieces, da The Goldbergs e da The Middle di cui ci siamo occupati di recente. 800 words racconta la storia di George Turner, un giornalista di Sidney, autore di una rubrica settimanale composta esattamente da 800 parole (800 words, appunto), che dopo la morte della moglie compra in Rete una casa in una piccola città di mare in Nuova Zelanda, Weld, dove i suoi genitori lo portavano in vacanza da bambino e dove si trasferisce con i due figli adolescenti, Shay e Arlo, per elaborare il lutto e rifarsi una vita. Fin qui siamo nel cliché dello scrittore e del buen retiro tra sole, mare, spiagge e boschi. La parte interessante è la ricostruzione, sia pure con personaggi un po' macchiettistici, del microcosmo di provincia con il poliziotto imbranato, l'agente immobiliare dalle cravatte impossibili, l'improbabile proprietaria del giornale locale, le donne pettegole.... Alla fine, comunque, una grande famiglia che ingloba quella piccola dei Turner, anche se Weld si rivelerà meno paradiso del previsto. Le vicende di ogni episodio partono dalla realtà domestica per intrecciarsi con i pochi fatti di una cittadina in cui il rammentato giornale locale è costretto spesso ad aprire la prima pagina con notizie del tipo «Piantato nuovo albero nel parco». Eppure, come scrive George in un editoriale, «anche nella più tranquilla delle città ci sono segreti, vite che scivolano via tra le fessure, capita che le persone scompaiano per anni e le cose vanno avanti, la vita va avanti, come se non fossero mai esistite». Ecco allora che il ritrovamento della vittima di un vecchio incidente stradale può riaccendere l'interesse su storie trattate con leggerezza e se vogliamo con poco realismo, ma capaci di intrattenere il telespettatore.