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Il messaggio di pace del tele-Marconi pop

Andrea Fagioli giovedì 23 maggio 2024
Èun bel messaggio quello che la miniserie Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo (andata in onda lunedì e martedì su Rai 1 e ora recuperabile su RaiPlay) ci lascia in chiusura della seconda e ultima puntata: «Serviamoci delle meravigliose conquiste della scienza per raggiungere l’obiettivo più alto: la pace e la solidarietà fra tutti i popoli». Parole che Guglielmo Marconi, alias Stefano Accorsi, pronuncia guardando dritto nell’obiettivo e quindi guardandoci virtualmente negli occhi in un momento in cui i venti di guerra soffiano forti come in quell’ultimo anno della vita del padre dei moderni sistemi di comunicazione, il 1937. Con questo finale, la miniserie scritta da Salvatore De Mola e Bernardo Pellegrini, diretta da Lucio Pellegrini, riscatta almeno in parte un prodotto di Stand by me e Rai Fiction pensato per il vasto e indiscriminato pubblico di Rai 1 e che per questo tende inevitabilmente alla semplificazione, ad esempio nei rapporti tra Marconi e il fascismo, che furono sicuramente più complessi di come appaiono qui, ma anche nella costruzione di personaggi poco sgrossati, non affinati: si pensi al ministro Giuseppe Bottai nell’interpretazione di Flavio Furno o all’Achille Martinucci di Alessio Vassallo, ma anche allo stesso Marconi di Accorsi. In più, per rendere il tutto più digeribile e accattivante, si è spinto molto sul thriller creando intorno al protagonista una storia di spionaggio internazionale grazie al personaggio immaginario (anche se ispirato a Lisa Sergio che Marconi aiutò a fuggire negli Stati Uniti) della giornalista italo-americana Isabella Gordon (Ludovica Martino). A livello narrativo, l’intervista della Gordon a Marconi per un film sulla vita del grande inventore, consente anche, in una sorta di cinema nel cinema, di avviare gli ormai immancabili flashback con cui ogni serie televisiva racconta gli antefatti di una vicenda. © riproduzione riservata