Quanti pasti al giorno fate? Almeno tre, immagino: colazione, pranzo e cena. Sia a pranzo, sia a cena di sicuro non manca la frutta. Vi piace? Non vi piace? Secondo me dipende un po’ da come vi viene offerta. A me, per esempio, piace molto la macedonia. È un tripudio di colori e la mangio con gli occhi prima di mangiarla con il cucchiaio. In estate, poi, c’è l’imbarazzo della scelta: il rosso delle fragole, il rubino delle ciliegie, il giallo delle albicocche, l’arancio dei meloni, il rosa delle pesche, il bianco delle pere, il verde dei chicchi d’uva: per parlare solo della frutta di stagione e non di quella che ci arriva dall’altra parte del globo con aerei che inquinano l’aria. Ma siete mai andati a comprare la frutta che mangiate? È probabile che la spesa vadano a farla i vostri genitori, o nel negozio sotto casa o nel centro commerciale meno lontano. Qui spesso la vendono cellofanata e non puoi sentirne nemmeno il profumo, ammesso che ancora ce l’abbia, perché forse è stata messa in frigo più di un mese prima. In ogni paese e in ogni città, tuttavia, ci sono anche i mercati. Sono posti dove la frutta arriva poche ore prima di essere esposta sui banchi. O addirittura sul momento, se sono i contadini a portarla con i loro furgoni o le loro auto. A Chivasso, dove abito, i contadini scendono il mercoledì e il sabato dalle colline. Oltre alla frutta, portano dell’ottima insalata, dei pomodori squisiti e delle erbe aromatiche profumatissime. Se poi penso al mercato di Porta Palazzo a Torino, vale proprio la pena passare una mattinata tra le bancarelle a sbirciare, annusare e ascoltare i venditori che magnificano la roba che vendono. Ci ho portato più volte i miei alunni. Tornando a scuola, sembravano reduci da un giardino delle meraviglie e continuavano a parlarne. Dunque, adesso che non avete impegni di scuola, date la mano a vostra madre o convincete vostro padre a farvi visitare un mercato. Al mercato vedrete ragazzi poco più grandi di voi che scaricano cassette di frutta dai camion, venditori che l’ammonticchiano con gusto, donne che scartano quella marcia da quella buona, bambini che la mangiano dopo averla sciacquata a una fontana, gente che si informa: «Mi assicura che è frutta italiana?». Incontrerete gente ricca e gente povera: lo capirete dalla roba che acquistano e da quanta ne comprano. Osserverete la vita vera, insomma, quella dalla quale oggi i bambini sono spesso tenuti lontano. Ed è un peccato, perché così non imparano a fare i confronti, e non si fanno un’idea precisa di come vanno le cose nel mondo. Al mercato, tra l’altro, c’è sempre un angolo dove qualcuno vende pulcini e galline. Vi chiederete: chi li compra? Forse non sapete che molte persone hanno piccoli orti nelle periferie delle città. Poca cosa, ma dove possono togliersi lo sfizio di lavorare la terra e mangiare i pomodori da loro seminati. Oltre a stringere fra le dita le uova calde appena deposte dalle galline.