Il medico e quando tutto si riduce Qui una (personale) preghiera
Ancora: suo in una collana per la "Studium" sulle Opere di misericordia il volume su "Curare gli ammalati". Malati: in situazioni difficili, a volte difficilissime. Li ha curati. Erano, per usare un termine del Vangelo, «mezzi morti» come il viandante del Buon Samaritano (Lc. 10, 30), e anche «fratelli ultimi tra gli ultimi» (Mt. 25, 40) sulla sua strada di medico e spessissimo li ha salvati. In Paradiso? Lui non credeva in Gesù Cristo Dio, ma non credevano anche quelli che nel Vangelo Dio accoglie "benedetti" in Paradiso. E neppure lo conoscevano, ma nei fatti lo avevano riconosciuto negli affamati, nei prigionieri, e anche nei malati. Forse qualcuno dirà ("Corsera" ieri (p. 18) che Lui «alla fine ha rifiutato le cure».
E allora? Il rifiuto dell'accanimento terapeutico è del tutto lecito, e forse nessuno meglio di Lui ne conosceva le condizioni di opportunità. Ha «curato» migliaia di «fratelli ultimi tra gli ultimi», e quindi a me, e credo non solo a me, viene spontaneo ricordare quel »Lo avete fatto a me!» (Mt. 25, 41) cui in fin dei conti – quelli veri! – «tutto si riconduce», come spesso ricorda Francesco a chi cerca altrove l'identikit dei discepoli di Gesù, che riconosce i suoi...