Lo sappiamo che il bene, nonostante tutti i nostri più encomiabili sforzi, continua a non fare notizia, sommerso dal male esibito alla maniera di un trofeo: è come se i valori positivi fossero stati avvelenati dallo scetticismo. Questo dipende da un deficit estetico di antica data: non a caso la cosiddetta arte sacra del ventesimo secolo risulta minoritaria rispetto a quella che ha segnato le trionfanti avanguardie. Pochi personaggi positivi nella letteratura novecentesca restano nella nostra memoria: per un dottor Rieux, indimenticabile soccorritore protagonista della Peste, quanti Mersault, omicida gratuito al centro dello Straniero, per citare solo i due romanzi di Albert Camus, ci siamo dovuti sorbire? Chi nuota nella melma riceve la medaglia e l'encomio solenne. Chi guarda le stelle viene ridicolizzato e messo alla berlina. Eppure noi italiani, prima che ciò accadesse, avevamo trovato in Alessandro Manzoni la soluzione migliore: questo grande scrittore è passato agli atti come l'araldo della Provvidenza: ma ciò non significa che non avesse piena coscienza del male umano. E poi andiamo a rileggerci il finale dei Promessi sposi: davvero crediamo che i due innamorati, dopo il matrimonio, non abbiano più ostacoli nel nuovo paese dove già i pettegolezzi li hanno preceduti?