Il limite delle immagini e le domande senza orizzonte
Thomas, impersonato da David Hemmings, è il protagonista di Blow-up, diretto nel 1966 da Michelangelo Antonioni e vincitore della Palma d'Oro a Cannes l'anno successivo. Come più volte ricordato dal regista e dallo sceneggiatore Tonino Guerra, all'origine del film c'è un racconto del grande scrittore argentino Julio Cortázar, Le bave del diavolo, che a sua volta rielabora lo spunto di La mezzatinta, una delle più celebri storie di fantasmi del britannico Montague Rhodes James. Cambiano i contesti, ma il meccanismo rimane immutato e si basa su un'immagine che, dotata di vita propria, rivela una minaccia arcana e incombente (La mezzatinta), un'odiosa persecuzione politica (Le bave del diavolo) oppure le tracce di un delitto forse mai commesso. Questo è, com'è noto, l'enigma al quale Blow-up cerca di dare risposta, mettendo in conto la possibilità di un fallimento che riesce tuttavia a rivelare qualcosa della complessa relazione tra visibile e invisibile.
Molto apprezzato come fotografo di moda (nel film compare anche la leggendaria modella Verushka), Thomas è un artista inquieto e contraddittorio. Sta lavorando a un reportage sull'emarginazione ed è proprio il desiderio di osservare la realtà al di fuori del suo studio a portarlo nel parco in cui, quasi per caso, scatta le immagini fatali. È convinto di aver documentato l'incontro fra una donna e il suo amante, e quindi non si stupisce troppo quando lei, Jane (l'attrice Vanessa Redgrave), pretende che le sia consegnato il rullino. Solo durante lo sviluppo e il successivo ingrandimento, il blow-up del titolo, Thomas si rende conto che le foto nascondono gli indizi di un omicidio. Inizia così una ricerca sempre più solitaria, nonostante i tentativi compiuti dalla fidanzata del protagonista, Patricia, e dall'amico Ron, interpretati rispettivamente da Sarah Miles e da Peter Bowles. Nessun altro può decifrare le tracce nelle quali Thomas si è imbattuto, perché nessun altro ha visto o ha creduto di vedere quei particolari ancora indefiniti. Sotto il profilo narrativo, il fascino di Blow-up sta tutto nel gioco di contrappesi che rimandano continuamente la soluzione: quanto più appare evidente che qualcosa deve restare nascosto (le fotografie e i relativi negativi vengono trafugati dal laboratorio), tanto più Thomas si trova nell'impossibilità di ricostruire un quadro coerente. Ha visto, sì, ma questo non basta per sapere. È come se ci fosse un limite oltre il quale le immagini smettono di essere eloquenti e svaniscono, senza però smettere di interrogarci e addirittura di tormentarci.