Spegnete quelle luci, per favore. Fate che non si veda, anche passandoci davanti, quello che anni fa venne inaugurato come il monumento a De Gasperi promosso dal sindaco di Roma, Veltroni. Dopo vari tentativi non riusciti il compito venne dato ad una signora architetto che era rimasta impressionata dai verdi prati e dalle colline della Valsugana dove è la casa di De Gasperi. Ha immaginato allora di riprodurre quell'incanto di verde e di silenzio, ricostruendo, in un breve spazio messo a disposizione dal Comune, qualcosa che potesse rammentare ai passanti la vita di un uomo che aveva sì amato la pace, ma che aveva considerato anche il coraggio una delle virtù necessarie alla politica. Ora, soffocato da un carosello di macchine, rinchiuso tutto attorno da una rete di plastica, le due piccole collinette offrono un prato ingiallito e sporco e la fascia di bronzo che avrebbe tutto attorno ricordato la vita di De Gasperi ha assunto un colore scuro dove le parole sono illeggibili. Ma non si sa per quale ragione le luci sono rimaste accese a illuminare tale vergogna. Roma non ha saputo offrire altro a un uomo che l'aveva amata dalla sua prima giovinezza quando, ancora suddito dell'Impero austroungarico, aveva avuto il privilegio di essere accompagnato alla visita della città. Ne scrive nei suoi appunti la gioia, la sorpresa, il piacere di questo incontro che gli scopriva la realtà degli studi fatti nella fredda Vienna. Poi sempre nella vita conservò questo amore alla classicità, alla storia, e nel suo animo nordico seppe conservare anche lo stupore davanti alla sua bellezza. De Gasperi ha amato il nostro Paese che spesso chiamava Patria, anche quando questo nome veniva dai più evitato o dimenticato. L'aveva difesa, ricostruita, le aveva dato un nuovo futuro pieno di positive speranze, l'aveva ancorata agli altri Paesi d'Europa perché non le mancasse sicurezza e passione. Aveva considerato gli italiani suoi figli ai quali volle anche insegnare «che la libertà e la giustizia sono figlie di Dio e che il cristianesimo applicato alla vita pubblica vuol dire lealtà, franchezza, coraggio, sacrificio». Aveva dato coraggio anche quando la situazione economica sembrava perduta, e aveva telefonato in America per avere del grano perché l'Italia aveva pane per sole tre settimane! Forse abbiamo dimenticato tutto questo che dovrebbe invece aiutarci anche oggi a risolvere con volontà e coraggio le nostre nuove difficoltà. L'Unità d'Italia, che pare abbiamo tanta difficoltà a ricordare, dovrebbe invece renderci orgogliosi della storia di un popolo che superate infinite diversità ha saputo trovare elementi di unità per diventare più cosciente delle proprie virtù politiche, culturali, del diritto, d'arte e di poesia. Un popolo unito non per la guerra, ma per una sicura pace tra i popoli europei, per dare un esempio di fratellanza possibile agli altri paesi del mondo dove si risolvono i contrasti ancora con guerre crudeli e inutili. Questo, De Gasperi ci ha lasciato. Ma spegnete quelle luci, per favore.