Adriano Torti. Il jukebox della gioia che suona in cella
«La musica è speciale – dice don Fiscer – ed annulla ogni differenza ed ogni problema: quando sono con i detenuti, mi sento vicino a loro e come loro. È commovente vedere come anche le persone apparentemente più dure si sciolgono ascoltando le musiche dei loro Paesi e nella loro lingua». Grazie a questa iniziativa, si è creato un bellissimo rapporto tra il sacerdote genovese e molti detenuti ed uno di loro, in particolare, lo aiuta a raccogliere le richieste di titoli delle canzoni per la settimana successiva.
«È un progetto in linea con il desiderio di papa Francesco di essere presenti nelle periferie – spiega ancora don Roberto – e vuole essere un piccolo segnale dell'amore e della presenza di Dio che passa anche attraverso la musica. È anche un'occasione terapeutica per i detenuti che, in questo modo, possono provare emozioni e sentimenti positivi».