Carlo Petrini, il patron dello slow food, punta il dito sugli spadellamenti in tivù ad ogni piè sospinto. Quasi come il prezzemolo di una ricetta sfiziosa. Come nei giorni scorsi a Torino, dove è stata inaugurata la decima edizione, biennale, del Salone del Gusto e di Terra Madre. E sono passati ben vent'anni dall'intuizione di radunare il popolo del cibo su una consapevolezza: sta scomparendo un bene, o meglio una biosiversità. Ebbene, che è successo, nel frattempo, in questi anni?Il cibo, sotto forma di prodotto o di ricetta è salito agli onori dell'esposizione mediatica. Certo, una delle conseguenze sono anche gli spadellamenti deprecati da Petrini, ma intanto è cresciuta una coscienza, tanto che parlare di cibo e vino non è più solo folklore. Il problema vero è semmai un altro. E qui uso ancora una suggestione di Petrini raccolta la settimana scorsa quando è intervenuto al Forum della Coldiretti di Cernobbio: la pace è minacciata dall'impossibilità di avere cibo. O meglio dal problema dell'acqua che attanaglia tante aree del mondo dove è a rischio la fertilità dei suoli.Per questo Terra Madre, che raduna oramai una rete di comunità del cibo è un'esperienza interessante, che aiuta a capire come e perché i popoli stiano cercando di trovare soluzioni, a partire da esperienze vissute. Vista così, la kermesse di questi giorni a Torino mette a fianco due situazioni che apparentemente sembrano contraddittorie: l'Italia campione di biodiversità (il Salone del Gusto), il resto con le sue contraddizioni (Terra Madre) e i tentativi di risposta per rimanere possibilmente liberi.Ora, queste due situazioni rappresentano l'ideale contaminazione di cui il mondo ha bisogno. E questo perché la ricchezza della biodiversità italiana che esiste dacché in questo Stivale lungo e stretto sono passati razze e popoli nei secoli, ha bisogno di restituzione. Lo snodo di tutto questo è esattamente l'Expo, dove le buone pratiche agricole, ma anche le innovazioni e le sperimentazioni, possono trovare un palcoscenico ideale per dare un contributo al mondo. Non sono i convegni che risolvono i problemi, ancor più se dopo un convegno non segue un compito, ma l'incontro fra persone, lo scambio di esperienze, il confronto.Nessuno ha la ricetta: né la multinazionale, né le pregevoli realtà spontanee come possono essere le comunità del cibo. Però il fatto che uomini liberi si incontrino è un valore. Ancora più se alla terra che sarebbe madre, si aggiunge la scoperta che c'è un ordine che guida l'universo mondo. E chi sarà mai l'architetto di questo ordine, che si può rispettare e assecondare, o distruggere e mortificare? Anche la risposta a questa domanda ha un senso, perché una madre ha sempre un padre... affinché nascano dei frutti.