Effetto notte di François Truffaut (1973) è un film pieno di comparse. Entrano in scena fin dall’inizio, in una delle tante sequenze nelle quali si racconta come si faceva a fare il cinema di una volta: set ricostruiti in studio, attrezzi di scena, pellicole mandate a sviluppare in tutta fretta. Lo stesso episodio dal quale deriva il titolo del film chiama in causa una comparsa, sia pure invisibile. Si tratta dello stuntman incaricato di impersonare la protagonista del film nel film (una magnetica Jacqueline Bisset). La scena dell’incidente d’auto – gli spiegano – verrà girata con la nuit américaine, ossia in day for night: mediante un filtro che trasforma in notturna la luce diurna. Il film è disseminato di questi inganni ottici, subito disvelati a beneficio dello spettatore. Fra tanti espedienti, e fra tante comparse, c’è spazio anche per lo scrittore inglese Graham Greene, che abitava non lontano da Nizza, dove Effetto notte è ambientato. A lui Truffaut affida il cameo dell’assicuratore arrivato da Londra per imporre le condizioni che porteranno ad affrettare la chiusura delle riprese. Una particina, poco meno di una comparsata, che però contiene tutta la potenza del cinema, capace non solo di far passare il giorno per la notte, ma anche di mascherare da burocrate un grande romanziere. © riproduzione riservata