Facciamo finta che questo articolo sia scritto fra uno o due anni. Ovviamente, i contenuti cambierebbero, cercando di indagare le novità presenti nel 2017 o nel 2018. Ma quello che soprattutto cambierebbe sarebbe tutto ciò che non si vede in un articolo. Cioè come il tema che tratta è stato scelto, quali sono gli spunti e quali le fonti alle quali si è attinto per scriverlo, e così via.Da tempo testate giornalistiche come Associated Press e Yahoo! usano software in grado di creare report finanziari e articoli di sport, simulando il lavoro di giornalisti. Ma ciò di cui parliamo va oltre. Fra un anno o due a scegliere quali argomenti trattare negli articoli non saranno solo i giornalisti, ma anche programmi basati sull'intelligenza artificiale. Due di questi progetti sono attualmente finanziati da Google e promettono di capire le preferenze dei lettori (già oggi misurabili su ogni sito web o app) e di anticipare le loro attese, persino secondo il giorno, l'ora e il tempo atmosferico.Perché se è vero che nessuno ha ancora capito come rendere davvero un business sostenibile il giornalismo digitale su larga scala, è altrettanto vero che l'attenzione e gli investimenti sul futuro dei media e della produzione di notizie è aumentata in maniera esponenziale. Sempre Google, non a caso, sta finanziando un progetto denominato NewsMonkey, che altro non è se non un algoritmo matematico che promette di predire il successo di un articolo. Anche il progetto Post va in questa direzione. La società che lo sta creando, la Edenspiekermann, lavora anche al progetto Lovely Systems, che prevede la nascita di una piattaforma in grado di fornire ai giornalisti informazioni sui reali bisogni delle persone che appartengono a comunità specifiche, così da indicare loro quali sono gli argomenti più importanti da trattare. Per non parlare delle decine di progetti dedicati – con l'ausilio dell'intelligenza artificiale – alla distribuzione di notizie sempre più mirate sugli interessi degli utenti.Che le macchine possano fare lavori di ricerca meglio degli uomini è un dato di fatto. Così come appare evidente che un computer dotato di un'intelligenza artificiale sia molto utile per scovare informazioni nel mare di dati che ogni giorno viene prodotto nel mondo digitale. In fondo, i motori di ricerca non solo altro che macchine che ci aiutano a orientarci nel miliardo di informazioni presenti sul web.Un aiuto dall'esterno, quindi, non solo non deve spaventarci, ma può persino rivelarsi molto utile, aiutandoci a produrre di più e meglio e a concentrarci sugli aspetti giornalistici che unicamente un essere umano può portare a termine.L'Economist ha raccontato in questi giorni un progetto con al centro il super computer Watson, quello che ha battuto due storici correnti nel popolare quiz americano Jeopardy! «L'idea è quella di utilizzare l'apprendimento automatico del super computer Watson e le sue capacità tecniche di elaborazione del linguaggio per scoprire quali saranno i temi più caldi che verranno discussi dai fan di un evento (in questo caso Wimbledon, ndr)». Insomma, non ci basta più analizzare ciò che i lettori hanno letto sul digitale, ma c'è chi punta a prevedere ciò che li interesserà e di cosa discuteranno.