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Anania, Azaria e Misaele. Il fuoco della verità non teme la violenza

Matteo Liut lunedì 17 dicembre 2018

Non c’è segreto, non c’è complotto, non c’è trama del potere degli uomini che possa offuscare la verità e ridurre al silenzio i giusti. Anzi, saranno proprio coloro che sceglieranno la verità a diventare guide e maestri per tutti gli altri e a far sentire la propria voce. Questo insegna la storia di Anania, Azaria e Misaele, le cui vicende vengono narrate nel libro di Daniele. Sono tre compagni del profeta, anch’essi israeliti deportati in terra di Babilionia da Nabucodonosor, re dal quale si fecero apprezzare tanto da diventare amministratori di una provincia. Ma al rifiuto di adorare la statua d’oro fatta dal sovrano vennero gettati in una fornace, rimanendo illesi: quando uscirono non avevano nemmeno l’odore del fuoco. In mezzo alle fiamme elevarono un canto di benedizione a Dio, del quale lo stesso sovrano riconobbe poi la potenza.

Altri santi. San Modesto, patriarca di Gerusalemme (VII sec.); san Giovanni de Matha, sacerdote (1154-1213).

Letture. Gn 49,2.8-10; Sal 71; Mt 1,1-17.

Ambrosiano. Ger 23,1-8; Sal 88; Eb 11,1-2.39-12,2a; Mt 21, 28-32 / Gv 21,1-14.