Il traino non è da poco: Fabio Fazio al termine del Rischiatutto. Lui consiglia di rimanere su Rai 3 per vedere (giovedì scorso in tarda serata) la prima puntata di Stato civile - L'amore è uguale per tutti, il docureality pensato all'indomani dell'entrata in vigore del disegno di legge «Cirinnà». Per sei settimane, dodici coppie, due per volta, raccontano la loro storia e la loro unione civile. Protagonisti dell'esordio Orlando e Bruno e Giorgio e Michele. I primi, ultra settantenni, vivono insieme da oltre cinquant'anni. Abitano a Pineto in provincia di Teramo. Sono fiorai in pensione. Giorgio e Michele sono più giovani: hanno trentasette e trentacinque anni. La loro storia è già conosciuta perché Giorgio è il sindaco di San Giorgio a Cremano (Napoli) e all'unione civile con Michele ha presenziato la stessa Monica Cirinnà. Seguiamo entrambe le coppie in alcuni momenti quotidiani, ma soprattutto nella preparazione della cerimonia: la scelta dei vestiti, il bouquet, il ricevimento, la lista degli invitati, il menù e l'apparecchiatura, la torta.... Tutto come in un matrimonio, anche perché entrambe le coppie sono convinte di aver celebrato un matrimonio vero e proprio. Qualche parente si duole persino che non sia stato possibile farlo in chiesa. Il tentativo del programma è proprio quello di far passare tutto come disarmante normalità, senza accorgersi di cadere nel tranello in cui cadono spesso gli sposi che hanno la possibilità di celebrare un vero matrimonio, ossia di perdere di vista l'essenziale per concentrarsi sull'esteriorità. Vedere Bruno che si lamenta per il bouquet ci rimanda ai tanti docureality della serie Scene da un matrimonio, Il matrimonio più bello, Quattro matrimoni in Italia o Non ditelo alla sposa. Insomma, se l'idea della normalità deve passare dalla banalità, stentiamo a capire chi abbia, sulle ali dell'entusiasmo, definito Stato civile «servizio pubblico puro». In realtà si tende a enfatizzare la coppia omosessuale rispetto a quella eterosessuale. Anna, la fioraia amica di Orlando e Bruno, si lamenta di non poter fare con il proprio marito quello che fanno loro, «che si parlano e si confidano». A supporto, la voce narrante ci dice che «vivono in perfetta simbiosi». Insomma, ancora una volta per rendere “normali” certe coppie, si rendono “anormali” altre.