Ricordo che quando chiesero a Wayne Gretzky, il miglior giocatore di hockey su ghiaccio di tutti i tempi, quale fosse il segreto del suo successo, lui rispose: «Pattino sempre verso il punto dove penso che finirà il dischetto, non verso quello in cui si trova in quel momento...». Ecco, il dischetto che si muove sono i nostri desideri. Meglio inseguirli allora, guardare avanti, regalarsi un po’ di ottimismo, imparare dagli innamorati: gli unici che osano ancora coniugare i verbi al futuro. Credere con convinzione in qualcuno, in qualcosa, anche fosse solo un’idea, qualunque essa sia: questo probabilmente può bastare per dare un senso ai prossimi dodici mesi. Ma per rispondere alla domanda, per sapere cosa augurarsi davvero dal nuovo anno, il rischio è quello di affidarsi alla retorica. E pensare che dovremmo puntare ad avere una nuova anima, una nuova spina dorsale, nuove orecchie e occhi nuovi. Belle parole, ma piene di fumo. Forse basterebbe vivere in rimonta, convincendoci che c’è sempre un secondo tempo da giocare, e un dischetto da inseguire. Con tutto il cuore che abbiamo. Perché la vita è più semplice quando la si affronta con la logica di una passione: i cinici non sanno più neanche come si faccia. Ma molti, per quanto piegati da un anno difficile, concorderanno che la riscossa non può che partire da lì.
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