Il dibattito interno alla Chiesa: con le regole di papa Francesco
Mi interessa invece sottolineare gli elementi che, a mio parere, stanno alla base di queste dinamiche. È anche a motivo della comunicazione disintermediata che egli stesso pratica – il suo farsi prossimo anche nel linguaggio – se questo Papa è fatto oggetto di critiche e contestazioni con tanta disinvoltura, specialmente nell'ambiente ecclesiale digitale. Il quale a sua volta consente una libertà (libertà di accesso, libertà degli editori e anche dagli editori, libertà di non esporsi di persona...) ignota alle precedenti stagioni dell'informazione religiosa. Così chi non condivide le visioni e lo stile di Francesco lo esprime direttamente, in una sorta di faccia a faccia che nessuno avrebbe mai osato verso i predecessori: penso in particolare a Giovanni Paolo II. E se si va faccia a faccia col Papa, a maggior ragione ci si va verso gli osservatori che hanno altre vedute.
Ma c'è modo e modo. È Francesco stesso a suggerirci quale specifica mediaetica seguire. Chi critica non arrivi a «lapidare con la lingua» (è un'espressione che ha usato ricordando monsignor Romero, ma quanto è attuale per la Rete...). Chi è criticato prenda sul serio i rilievi, che «ci aiutano a camminare sulla retta via del Signore» (lo ha scritto a uno dei suoi critici più attivi). Tutti sappiano che il Signore ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli (lo ha detto parlando del dono del «consiglio»).