Il 1° dicembre è la giornata della lotta contro l'Aids. Malattia terribile, che quando comparve fu definita la peste del secolo mentre adesso, pur restando devastante, là dove la sanità funziona, spesso si riesce a controllare. All'inizio, come sempre, a farsene carico per prime furono le Chiese. Ricordo la serenità della suora responsabile della casa di accoglienza per questi “nuovi” malati, che si muovevano lenti, silenziosi, molti con gli occhi socchiusi. Sembravano abitanti della notte, che quando sorge il sole devono mettersi in disparte per non essere tramortiti dalla luce. Uno di loro, un po' meno giovane degli altri, si spostava tenendo sotto braccio un cuscino, come se l'unico scopo della vita fosse trovare un posto per dormire. Lo seguiva un volontario anziano che avevo conosciuto in tutt'altro ambiente, giudicandolo un tantino bigotto e che mai avrei immaginato di trovare lì. Ripenso spesso a quei sonnambuli di giorno, molti di loro purtroppo non ci sono più. Incontrarli è stato importante. Mi ha aiutato a schiacciare sotto i piedi un po' di presunzione, a capire che ci sono situazioni in cui con le tue sole forze non puoi nulla. Forse solo offrire un cuscino, perché chi sta male possa trovare un posto comodo e un pizzico di tranquillità per dormire.