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Isidoro di Siviglia. Il cuore aperto verso l’infinito, le mani tese verso i fratelli

Matteo Liut giovedì 4 aprile 2024
La vita cristiana è una tensione verso l’infinito, capace però di tenere i piedi ben piantati nella storia: non c’è fuga dal mondo nella ricerca del Dio di Gesù Cristo, ma pressante spinta verso ciò che alimenta la storia, quella dell’umanità così come quella di ogni singolo essere umano. Questa ambivalenza dell’esperienza di fede cristiana la si coglie chiaramente nel profilo di sant’Isidoro di Siviglia, l’ultimo dei padri latini, vescovo e dottore della Chiesa. Nato attorno al 560, nel 599 fu chiamato a succedere al fratello Leandro nella guida della comunità di Siviglia. Le sue opere, in particolare le «Etimologie», divennero testi fondamentali per gli studiosi lungo tutto il Medioevo. Dedicandogli una catechesi nel 2008 Benedetto XVI ricordò che Isidoro visse un’intensa dialettica interiore tra «desiderio di solitudine ed esigenze della carità verso i fratelli». Ma questo vescovo santo spese anche molte energie a rileggere l’eredità degli antichi alla luce della fede cristiana. Non solo: s’impegnò per curare la formazione del clero, fondando un collegio ecclesiastico che di fatto un “prototipo” dei futuri seminari. Amico di papa Gregorio Magno, presiedette il Concilio di Toledo del 633 e morì nel 636. La sua sapienza, unità a profonda umiltà, gli meritarono il titolo di «doctor egregius». Altri santi. San Platone, abate (VIII-IX sec.); san Benedetto il Moro, religioso (1526-1589). Letture. Romano. At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48. Ambrosiano. Transito di sant’Ambrogio. At 5,26-42; Sal 33 (34); Sal 114 (115); Col 3,1-4; Lc 24,36b-49. Bizantino. At 2,38-43; Gv 3,1-15. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata