Rubriche

Il cristiano ama al modo di Gesù

Ermes Ronchi giovedì 23 ottobre 2008
XXX domenica
Tempo ordinario " Anno A

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Amerai con tutto" con tutto" con tutto" Per tre volte Gesù ripete l'appello alla totalità, all'impossibile. Perché l'uomo ama, ma solo Dio ama con tutto il cuore, lui che è l'amore stesso. Ripete due comandi antichi e noti, ma aggiunge: il secondo è simile al primo. Amerai il prossimo è simile ad amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio, ha corpo, voce, cuore «simili» a Dio. Questo è lo scandalo, la rivoluzione portata dal Vangelo.
Ama Dio con tutto il cuore. Eppure, resta ancora del cuore per amare il marito, la moglie, il figlio, l'amico, il prossimo e perfino il nemico. Dio non ruba il cuore, lo moltiplica. Non è sottrazione ma addizione d'amore.
La novità del cristianesimo non è il comando di amare Dio: amano il loro Dio molti uomini, lo fanno i mistici di tutte le religioni. Neppure quello di amare il prossimo come te stesso è proprio del cristianesimo, presente com'è nel primo Testamento.
La novità del cristianesimo non è l'amore, bensì l'amore come quello di Cristo. Gli uomini amano, il cristiano ama al modo di Gesù. L'amore è Lui: quando lava i piedi ai discepoli, quando piange per l'amico morto, quando esulta per il nardo profumato di Maria, quando si rivolge al traditore chiamandolo amico, e prega per chi lo uccide, e neppure il suo sangue tiene per sé, e ricomincia dai più perduti, e intende cancellare il concetto stesso di nemico. Amatevi come io vi ho amato. Non quanto, ma come; non la quantità ma lo stile. O rischiamo di esserne schiacciati. Impossibile amare quanto lui, ma possibile seguirne le orme, coglierne il sapore, il lievito, il sale e immetterlo nei giorni: come ho fatto io, così anche voi.
Amerai. Tutto il nostro futuro è in un verbo, presentato però non come una ingiunzione, un secco imperativo, ma coniugato al futuro, perché amare è azione mai conclusa, perché durerà quanto durerà il tempo. Perché è un progetto, anzi l'unico. E dentro c'è la pazienza di Dio. Un futuro che traccia strade e indica una speranza possibile. Non un obbligo, ma una necessità per vivere, come respirare.
Amare, voce del verbo vivere, voce del verbo morire.
Cosa devo fare domani, Signore, per essere vivo? Tu amerai. Cosa farò l'anno che verrà, e poi dopo, per il mio futuro? Tu amerai. E l'umanità, il suo destino, la sua Storia? Solo questo: l'uomo amerà. Amare vuol dire non morire. Va' e anche tu fa' lo stesso. E troverai la vita.
(Esodo 22,20-26; Salmo 17; 1 Tessalonicesi 1,5-10; Matteo 22,34-40)