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Il cristianesimo è vita

Lorenzo Fazzini giovedì 4 aprile 2024
«Il mio consiglio è: non cercare prove. Non starci a perdere tempo. Non sono mai all’altezza della questione, e sono sempre un po’ impertinenti, secondo me, perché pretendono per Dio un posto entro la nostra portata concettuale. E, probabilmente, ti sembreranno sbagliate anche se potranno servirti a convincere qualcun altro. “Così risplendano le vostre opere davanti agli uomini” ecc. È stato Coleridge a dire che il cristianesimo è una vita, e non una dottrina, il senso era quello. Non ti sto dicendo di non dubitare o domandare mai. Il Signore ti ha dato un cervello perché ne facessi buon uso. Ti sto dicendo che devi essere sicuro che i dubbi e le domande siano tuoi, e non, per così dire, la foggia di baffi e il bastone da passeggio che vanno di moda in un determinato momento». Marilynne Robinson, oltre a essere una delle scrittrici più apprezzate degli ultimi anni, è anche un’attenta lettrice delle Scritture e ha rielaborato molto della sua fede cristiana nella serie di romanzi che l’hanno resa celebre (il New Yorker chiese all’allora presidente americano Obama di intervistarla). In questo passaggio di Gilead (Einaudi) la voce narrante del reverendo John Ames suggerisce qualcosa di pregnante al figlioletto: di non cedere alle mode, di concepire la sua appartenenza cristiana come una vita, e non un pensiero. E di non voler rinchiudere Dio nel proprio recinto mentale. © riproduzione riservata